La Grande Bellezza dell’Architettura: Rocca di Montemassi

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Il viaggio avviato in queste pagine alla scoperta dei meravigliosi luoghi di design nati in Maremma attorno ai territori del vino, ci ha già portato ad ammirare la curvilinea struttura della Tenuta dell’Ammiraglia dei Marchesi Frescobaldi in territorio di Magliano in Toscana e, precedentemente, Rocca di Frassinello a Giuncarico, castello contemporaneo dalla struttura minimalista e la torre svettante, unica cantina finora progettata da Renzo Piano, la nobile cantina dei Marchesi Antinori – Le Mortelle – in quel di Castiglione della Pescaia e, sconfinando nel livornese, Petra, la fortezza tecnologica che ricorda i templi aztechi.
 
Rocca di Montemassi, nuova tappa di questo viaggio, si mostra assai diversa dalle strutture fin qui ammirate: le sue forme non si caratterizzano infatti per le linee essenziali del design o per le ardite geometrie dell’architettura contemporanea; al contrario essa è definita da una morbidezza classicheggiante, ma è proprio questa diversità a renderla peculiare.
 
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Quando nel 1999 la famiglia Zonin acquistò la tenuta di Pian del Bichi, fra Giuncarico e Ribolla, il progetto di ristrutturazione fu orientato verso un intervento rispettoso del paesaggio rurale e, quindi, anche delle strutture preesistenti.
La casa padronale fu riportata alla sua architettura originale e impreziosita sul davanti con una sorta di giardino all’italiana fatto da olivi, cipressi e siepi di rosmarino ricadente e, sul retro, con un pratino declinante verso un bel laghetto;
 
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Essa oggi ospita tutte le attività pubbliche e di accoglienza dell’Azienda, assieme al Museo della Civiltà Rurale, piccolo ma assai interessante nella ricostruzione di ambienti di vita e di lavoro fra l’800 e il ‘900.
 
 
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Assieme alla casa padronale, sono stati ben restaurati anche gli altri fabbricai rurali che ospitano le varie attività aziendali; tra questi, cuore di un’azienda vitivinicola, è la cantina con la bottaia: la scelta architettonica di inserire la cantina proprio dove una volta era il centro aziendale sottolinea in modo suggestivo la centralità di quel luogo.
 
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Ma la Tenuta Rocca di Montemassi è interessante anche per le scelte aziendali attuate in questi ultimi tempi; infatti, considerato che dei 430 Ha della tenuta “solo” 160 sono dedicati a vigna, le politiche di sviluppo dell’azienda si stanno orientando anche verso la produzione di grani antichi e l’allevamento di bovini di razza maremmana.
 
Al di là delle valutazioni organolettiche e nutrizionali sulla quantità del glutine o delle proteine contenuti nelle farine o sulla qualità della carne prodotta in allevamenti bradi, quello che qui interessa riconoscere è una politica che coglie aspetti di innovazione proprio a partire dal territorio (“….un angolo di Toscana magnetico, e non solo perché da queste colline gli antichi popoli ricavavano la pirite, il ferro, il rame…” ) e dalla sua precipua biodiversità, che indica in produzioni finora di nicchia una possibilità di sviluppo del settore agricolo, della sua filiera di trasformazione e della commercializzazione dei prodotti, uno sviluppo basato sulla ricerca di produzioni per le quali il terroir è importante, che rompono la banalizzazione delle filiere globalizzate e in cui essere leader.
 

 
In questo riconosco molti elementi che ritengo siano alla base di qualunque ipotesi di sviluppo della Maremma (vuoi che si parli di turismo, di industria, di agricoltura o di assetto del territorio…): la valorizzazione della sua cultura, la ricerca della qualità ambientale, l’attenzione alla biodiversità, il rigetto dell’omologazione.
 

 
Testo: Nino Costa
 
Le foto non firmate sono state gentilmente fornite dalla Tenuta Rocca di Montemassi