Morellino Classica Festival 2016:Ultimo concerto di Primavera

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Finalmente si ritorna al Castello di Marsiliana.  Il concerto è sempre un buon pretesto per entrare laddove non sempre è possibile e così uniamo le due bellissime opportunità.
Marsiliana ha una sua magica atmosfera in cui sembra che la musica, soprattutto quella classica, sia da sempre di casa.  Non so per quale motivo ma, ogniqualvolta si parli di musica al Castello, mi torna in mente quell’immagine onirica di una finestra la cui tenda socchiusa si muove ondeggiando per la brezza e al ritmo soave della musica che da lì giunge.

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foto di Marco De Carolis


Siamo come sempre accolti dall’organizzazione e dai Principi Corsini, ottimi padroni di casa. Quest’anno ci sono delle novità. La disposizione ad emiciclo delle sedute, strette tutte intorno al pianoforte e soprattutto il fatto che non si tratti del solito concerto di musica classica.
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Pietro Bonfilio, infatti, nell’aprire il concerto ci introduce la serata ricordandoci che siamo di fronte a giovanissimi cantanti e musicisti internazionali che si esibiscono dopo una settimana di Master Class. Ma cos’è una Master Class? E’ semplicemente, si fa per dire, un corso di perfezionamento per musicisti professionisti tenuto da grandi Maestri, in questo caso Paolo De Napoli e Marco Borroni. E’ una sorta di full immertion nella musica, nella tecnica, nel confronto e nell’esercizio. Almeno sette ore al giorno di studio, di canto ma soprattutto di musica.
Bene, accompagnati dalla solita brezza che smuove il glicine ad ondeggiar come le note sul pentagramma si comincia.
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foto di Marco De Carolis


Il libretto parla chiaro, siamo all’Opera, ecco perché l’emiciclo, in pieno Ottocento, siamo in Europa e siamo di fronte a romanze e arie che inneggiano l’amore, il patriottismo; siamo praticamente in pieno Romanticismo!!!   Musicisti italiani e stranieri che vagavano in Europa in cerca di stimoli e contaminazioni.
In effetti leggendo il libretto mi torna subito alla mente quel periodo storico, l’Ottocento, in cui esplode l’Opera, soppiantando la musica strumentale e quella sacra. Nascono i Teatri e i grandi compositori si ispirano tutti a quel movimento europeo ben noto come Romanticismo, un movimento culturale e sociale che dalla Germania invase l’intera Europa. L’Opera diventa così l’emblema della modernità, dei tempi nuovi e dei nuovi equilibri tra i ceti sociali. Inno dell’emergente e ricca borghesia che vuole partecipare e decidere. Non più quindi alte committenze o illuminati principi ma impresari del teatro che commissionano Opere per il pubblico.
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foto di Marco De Carolis


C’è molta tensione tra i cantanti, c’è l’aria del debutto ma soprattutto è il momento di mettere in pratica, di fronte ad un nutrito pubblico, ciò che si è provato per una intera settimana. Si parte con Vincenzo Bellini (I Puritani e i Cavalieri) il giovane Andrei Mikulchyk, nel suo impeccabile completo grigio, è evidentemente emozionato, un po’ rigido, ma il calore della platea e gli scroscianti applausi finali sciolgono il palco, ora il concerto può cominciare.
Arriveranno a seguire gli italiani Verdi, Toselli, Cilea, Puccini ed infine Mascagni poi Dvorac, Mendelssohn e Tchaykovsky. Una galoppata in piena Europa!  I giovani si alternano sul palco ad ogni passaggio sempre meno emozionati e sempre più nella parte. L’Opera non è solo canto, ma anche azione e mimica, bisogna partecipare, essere anche attori.
E’ il momento del grande musicista e tenore Valter Soosalu, il più giovane e il più versatile, una carriera divisa tra il canto e la musica, inappuntabile nella serenata di Toselli e nel duetto di Mandelssohn. Arriva poi sul palco il più grande di età e di carriera, è il serbo Amir Saracevic, tenore con una impressionante somiglianza timbrica e scenica del nostro grande Pavarotti. Canta con la padronanza della scena di un tenore navigato  Cilea,Puccini e Tchaykosky.
Personalmente ho adorato “la statuaria” Karolina Gliskaite, nella Rusalka di Antonin Dvorac e lì ho capito, dopo averla sentita cantare Verdi, quanto una Master Class possa essere utile. I cantanti infatti, seppur molto bravi, sono giovani e la loro dimestichezza con le note è sicuramente maggiore che la dimestichezza con la lingua originale dell’opera e la sua timbrica. In Verdi non mi aveva convito, mi era parsa dura, non morbida come la lingua italiana sa essere sulle note, invece cantando in russo ha saputo trasmettere la dolcezza lirica di un’Opera e di una lingua. E’ ovvio come una Masterclass possa aiutare i giovani cantanti a conoscere meglio anche la lingua del canto. Perché una cosa è l’italiano moderno e una cosa quello in prosa dell’ottocento. Ripensando poi a tutto il concerto questa è la cosa che ho notato di più in tutti i cantanti oltre alla fine tecnica, la ancora non raggiunta padronanza delle lingue del canto. Ma sono giovani e si faranno.
Colpo di scena, si rompe il pedale del pianoforte. Il maestro Marco Borroni e Pietro Bonfilio tentano di riparare il guasto, nulla di fatto, si guardano spaesati e complici, nessun rimedio, si va avanti con qualche difficoltà in più.
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foto di Marco De Carolis


Prima della fine arriva Mascagni con il “Fior di Giaggiolo” dalla Cavalleria Rusticana e il tenore Giuliano Giancola sarà fieramente conteso dalla soprano Karolina Gliskaite e dalla “divina” soprano Emira Dakhalia. Un pezzo di vera Opera viene messo in scena, si canta e si recita. Il palcoscenico si allarga all’azione. Bravissimi!!! Applausi lunghi e commozione.  Unico assente dal palco ma presentissimo in platea, il tanto atteso tenore Andris Ludvigs, afono dopo una settimana di canto e soprattutto dopo i bagni di mezzanotte nella piscina del Castello, perché una Master Class prevede anche qualche momento di ricreazione.
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foto di Marco De Carolis


 
La fine del concerto è tutta italiana.  Così i cantanti, tutti insieme allegri e finalmente rilassati, per il Gran Finale: “O sole mio” e per un richiestissimo bis: “la Traviata” di Giuseppe Verdi  nell’aria“…Libiam ne’ lieti calici “. La platea è in pieno visibilio e partecipa al canto, siamo tutti in piedi in un saluto di ringraziamento che si dona ai grandi e loro in fondo lo saranno.
Sembra tutto finito, ma il concerto in realtà non finisce e in piena atmosfera ottocentesca, quasi Gattopardesca, si continua ancora a lungo a cantare tutti insieme nella sala del Camino dei principi Corsini, tutti con un calice di buon vino in mano.
La magia di un concerto si esalta quando tutti giù dal palco riescono a gioire insieme del bel canto e della gioia alla vita, questa è stata l’atmosfera di una Master Class che speriamo possa continuare a Marsiliana.
Al prossimo concerto!
 
Testo e foto di Marco De Carolis