La Fonte del Tiburzi

Ma vi ricordate com'era?
2 Giugno 2015
Il cocciaio, tra tradizione e modernità
14 Aprile 2015

Quando si pensa alla Maremma, viene subito in mente l’immagine mitica dei nostri butteri, in sella ai loro bellissimi cavalli, mentre radunano mandrie di vacche maremmane o gruppi di vivaci puledri al galoppo. Si pensa, al mare, alle belle spiagge, le dolci colline disseminate di eleganti cipressi, o alle terme, nelle cui acque immergersi, per ritrovare se stessi in un momento di relax!
Ma c’è un’altra Maremma meno conosciuta e battuta sicuramente dai turisti, ma non meno affascinante.
E’ la Maremma delle fitte macchie e dei pendii impervi, ricchi di vegetazione e sottobosco, dove noi del posto, ci inoltriamo volentieri alla ricerca di funghi o di asparagi, a seconda della stagione, ma dove anticamente trovavano spesso rifugio anche i briganti.
ritratto-tiburzi-maremma-toscana
In Maremma, l’emblema del brigante è legata alla figura di Domenico Tiburzi (1836-1896), che nell’epoca del brigantaggio è stato sicuramente il più famoso fra questi particolari fuorilegge.
Temuto da tutti, aveva comunque una sua etica, una specie di Robin Hood dell’ 800, poiché aveva istituito una tassa sul brigantaggio che pretendeva, come fosse un odierno pizzo, dai ricchi proprietari terrieri, garantendogli in cambio protezione e destinandola esclusivamente a favore delle famiglie dei meritevoli briganti uccisi o dei contadini più poveri, che non riuscivano a sfamare le loro famiglie.
Tiburzi divenne presto così un eroe popolare, anche perché il fenomeno del brigantaggio, era nato come risposta alle numerose ingiustizie della società dell’epoca. Per la povera gente, era il brigante “buono”, che uccideva i briganti che si distinguevano per la loro prepotenza e cattiveria, spesso fine a se stessa, “perché fosse rispettato il comando di non uccidere”.

fonte tiburzi montiano maremma toscana

Foto Daniela Morucci


 
In Maremma, era diventato molto popolare e nonostante i suoi tanti omicidi, si era guadagnato per la sua particolare “etica” ed attenzione verso i piu’ deboli, l’ammirazione di tanta gente del popolo. Quando fu ucciso dopo lunghi anni di “macchia” appunto, la popolazione di Capalbio, pretese per lui una degna sepoltura nel cimitero del paese. Con il parroco, assolutamente contrario ad accogliere le spoglie del brigante in terra consacrata, la popolazione arrivò alla fine, addirittura ad un curioso compromesso e venne scavata una fossa all’altezza di dove si apriva il cancello originario del cimitero, mettendo gli arti inferiori del corpo del brigante Tiburzi dentro il camposanto mentre la testa ed il torace, quindi l’anima, rimasero fuori.
Lungo la strada che porta a Montiano, deviando per una tipica strada sterrata, costeggiata da bellissime sughere e fasci di ginestre, si arriva ad una azienda agricola, dove, ai bordi della macchia che lambisce la proprietà è possibile ancora oggi vedere la fonte in pietra ed il forno, dove il brigante, trovava sostentamento durante i periodi in cui si nascondeva alle forze dell’ordine che lo braccavano. La fonte, arrivata intatta ai giorni nostri, è molto suggestiva e la polla d’acqua che vi nasce è protetta da uno sportello in legno affinché non venisse avvelenata.
 
fonte tiburzi montiano toscana

Foto Daniela Morucci


Una passeggiata presso la fonte di Tiburzi è sicuramente quindi l’occasione per scoprire la Maremma più impervia e selvaggia ma anche per fare un tuffo nel passato, ricordando quest’epoca molto particolare e forse poco conosciuta ai più, dei briganti in Maremma.