Il Palio delle Botti di Manciano: quando un evento diventa tradizione

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Alla  fine di Agosto si è corso a Manciano il IV Palio delle Botti e, quando mi hanno invitato, solo a sentir parlare di Palio ho pensato immediatamente alla Toscana e ad una manifestazione storica che da centinaia di anni si ripete quasi immutata. Ben presto però ho capito che la mia immaginazione era andata oltre la realtà o meglio l’aveva travisata lasciandosi ingannare dall’idea che un Palio in Toscana dovesse essere, per forza di cose, storico.
 
Rione Monumento (Foto Marco De Carolis)
In realtà sono solo quattro anni che esiste questa manifestazione e allora mentre guido in direzione del paese mi chiedo se si possa già parlare di un tradizionale appuntamento della pigra estate mancianese e soprattutto che cosa renda un evento  tradizione.  Forse solo il tempo?
In effetti per tradizione si considera quella consuetudine stratificata da anni di storia che da generazioni si trasmette e si ripropone nella memoria.
Detto questo il Palio di Manciano non potrebbe essere annoverato tra le tradizioni; ma le tradizioni hanno avuto sempre un inizio e forse io da contemporaneo lo sto vivendo.
Riscrivendo le impressioni vissute di persona provo così a chiarirmi le idee.
Abbiamo quindi la Toscana, la Maremma, un Palio, i Rioni, le botti del vino, gli sbandieratori e ciò mi sembra già essere una buona base per far incominciare una Tradizione.
 
Gli Sbandieratori di Capalbio ( Foto Marco De Carolis)
 
Come Maremmans arrivo a Manciano in un assolato pomeriggio di fine agosto. Mi accoglie un’aria frizzante già settembrina e una luce chiara che da quassù mi fa scorgere nitidamente il mare dell’Argentario e dell’ isola del Giglio. Affianco così per un pomeriggio intero il Rione Monumento, che prende il nome dal monumento ai Caduti che racchiude.
Arrivato in paese mi reco subito al quartier generale del Rione dove vengo accolto con festante allegria da Leonardo Vittori  e sua madre. E’ quasi tutto pronto, ci si prepara al corteo che dal Rione porterà tutti i partecipanti in piazza Garibaldi,  partenza e arrivo del Palio.
Il quartier generale è un microcosmo, l’unione idilliaca di un sistema antico chiamato “paese” in cui ognuno mette a disposizione quello che ha e quello che può. Un modello comunitario a cui tendere ancor di più oggi e a cui ispirasi come tradizione già persa nelle città metropolitane in cui viviamo. Anche la comunità di paese è quindi Tradizione, da diffondere, difendere e perpetuare.
 
C’è allegria nel Rione (Foto Marco De Carolis)
 
Il Rione è affollato soprattutto da donne e bambini; le donne gestiscono il quartier generale e l’organizzazione, coccolano gli spingitori, li motivano, tessono le fila di questa manifestazione. Lavorano nell’ombra e spesso non hanno meriti riconosciuti ma sicuramente sono l’anima della manifestazione stessa.
Mentre tutti si preparano indossando indumenti del colori del Rione, Bianco e Viola e dipingendosi in volto scudetti e strisce degli stessi colori, non mi resta che osservare in silenzio i veri attori del Palio, “gli spingitori”, baldi giovani che di li a poco spingeranno le botti.
In faccia mostrano già i segni della tensione che mascherano con gesti goliardici e scaramantici oltre che con allungamenti ginnici pre-gara. La tensione è forte anche perché i due ultimi Pali sono stati vinti dal Rione e pesano come macigni di responsabilità e onore. La vittoria è tanto desiderata anche per dimostrare che le altre volte si è vinto per merito e non per mera fortuna o sfortuna degli avversari.
 
Nel Rione prima della gara (Foto Marco De Carolis)
Faccio allora due chiacchiere con Leonardo, il Capitano del Rione Monumentoe da lui mi faccio spiegare la storia del Palio, le strategie e le rivalità ma soprattutto cerco di capire cosa spinga nel secondo millennio dei giovani a correre con una botte semi piena di liquido lungo un circuito ricco di insidie.
La gloria e  l’incondizionato amore per il Rione sono la loro missione, una visione semplice, degna di un nobile microcosmo che affonda le radici nella storicità del genere umano; anche oggi basta dividere un paese in Rioni e già si accende campanilismo e senso di appartenenza.
 
il Corteo Storico (Foto Marco De Carolis)
 
Il Corteo è pronto e tra lo sventolio dei vessilli e il coro “Mamma mia senza il Monumento come si fa” si parte e di lì a poco ci si congiungerà con gli altri Rioni, – Imposto, Mulinello, Fonti, Borgo e Cassero – con il Corteo Storico e gli Sbandieratori di Capalbio.
Inizia la salita nel centro storico che ci porterà nel campo di gara. Ogni Rione inneggia a gran voce il suo Motto e sopra tutto i tamburi degli sbandieratori ritmano i respiri e i cuori degli atleti. Il ritmo incessante delle mazze sui tamburi ti entra nel corpo e se ne impossessa, siamo entrati nell’agone sportivo. Ogni battito, un’emozione.
Nella piazza ognuno prende il suo posto. Il circuito è un anello di selciato lungo 300 metrisconnesso pieno di falsipiani, salite, discese ma anche strettoie, portoni e cantine, il tutto tra ali di folla festante.  Siamo in gara, si estraggono i Rioni per le partenza.
 
Momenti della gara, gli spingitori (Foto Marco De Carolis)
 
I Rioni corrono in coppia una staffetta di 4 cambi che subentrano in parti fisse del percorso, due giri di pochi minuti e il primo turno è fatto, si passa al secondo gruppo e via così fino alla finale. Detta così sembra facile. Ma in realtà è un vero gesto atletico; la botte pesa, scivola in discesa ed arranca in salita e il liquido al suo interno la fa spostare improvvisamente nella direzione meno gradita.
Gli spingitori, armati di sole mani guantate, spingono in coppia la botte ma al contempo la trattengono. Le mani forti lavorano in modo opposto, una spinge e la più esterna frena e mantiene la direzione. E’ un duro lavoro di gambe, reni, spalle, braccia e mani. Il cuore spinge a mille gli affannosi respiri salita dopo discesa e giro dopo giro, solo dopo aver tagliato il traguardo il cuore e il respiro torneranno quieti.
Ci vuole una propensione atletica; il fiato per correre in salita spingendo una botte impazzita e per spingere a più non posso per recuperare l’avversario o mantenerne il vantaggio. E’ una gara breve ma intensa e i sorteggi avvantaggiano sempre qualcuno, perché riposarsi anche qualche minuto in più tra una batteria e l’altra può far vincere.
 
I vincitori del Palio delle Botti 2013 (Foto Marco De Carolis)
 
Così dopo due Pali vinti di seguito Leonardo, Il Capitano del Monumento, dopo due ardite rimonte in salita spinge i suoi ragazzi a vincere di nuovo dimostrando che con la tecnica, la tenacia, il cuore e l’anima tutto è possibile. Con la faccia stravolta dalla fatica e con le braccia rivolte al cielo sostenuto dai suoi ragazzi e dal Rione riceve il Palio e di nuovo in corteo trionfa tra le strade del paese fino al Rione dove tutti festeggeranno il successo in una lunga notte di gioia ed allegria. Ai vinti rimane l’onere di dover ricominciare a riorganizzare il nuovo palio e a prepararsi per provare a vincere per loro stessi e per il Rione.
Sono certo adesso che il Palio diventerà sicuramente una tradizione, in parte lo è già. E’ una manifestazione che accende gli animi dei cittadini e ancora di pochi turisti ma sono certo che anno dopo anno aumenteranno anch’essi. Esistono così tutti gli ingredienti perché il tempo e l’operato degli uomini possano rendere storica una avvincente gara atletica che già affonda le radici nella storia del paese.
 
Le donne renderanno questo Palio eterno e con il loro buonsenso mitigheranno le rivalità tra Rioni lasciando che il sano agonismo prevalga e che a vincere siano sempre i migliori.
Senza dimenticare che il palio delle botti precede solo di pochi giorni la festa delle cantine in cui botti e vino sono ancora i Tradizionali protagonisti della storia di questo paese.
A Manciano la Tradizione è salva!
 
Contributo di Marco per Maremmans