La Befana a Poderi di Montemerano

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Poderi di Montemerano, centro abitato satellite di Montemerano, è sorto attorno al XVIII secolo per volontà di quattro famiglie che, per motivi lavorativi, si trasferirono dal Casentino, dalla montagna pistoiese e dal modenese in questo angolo di Maremma.

 
Il paese si compone, perciò, di quattro nuclei abitativi che, nel corso degli anni, hanno un pò abbandonato l’onomastica delle famiglie creatrici (Detti, Santarelli, Ciani e Verzieri) a favore dei più pratici: Poderi di qua, Poderi di là e Poderi di Sotto, a seconda della posizione che occupano rispetto alla piazza centrale sita in Poderi di Sopra (già Case Detti), dove si trovano anche chiesa ed ex scuole elementari.
Questa piccola frazione del comune di Manciano esce dall’anonimato due volte l’anno; la prima domenica di settembre per festeggiare la patrona Santa Maria degli Angeli, associata ad una breve sagra dove si può gustare il “tortello poderano”, e per la “Befana”. 

Veduta del paese (Foto Elisabetta Santarelli)

La seconda è senza dubbio una delle tradizioni più antiche che conserva questo centro abitato, assieme ad altri delimitati a nord dall’Amiata, ad ovest dall’Albegna, ad est da Viterbo ed a sud da Manciano.

A Poderi questo canto di questua, che non è stato interrotto neanche durante i due conflitti mondiali, inizia all’imbrunire della notte del 5 gennaio quando due paesani, mascherati da “Befano e Befana” ed accompagnati da musicanti, bussano col bastone ad ogni singola casa del paese che abbia le luci accese o l’uscio aperto!
Alla risposta dei padroni di casa i Befani entrano e ballano per gli ospitanti, lasciando, laddove vi siano bimbi piccoli, una calza; mentre i musicanti e le persone, che strada facendo si aggiungono, attendono fuori cantando come in una sorta di serenata.
 

 

Le vie del paese (Foto Elisabetta Santarelli)
Il canto, che con alcune varianti è stato ripreso da paesi limitrofi, viene adattato di volta in volta ai residenti della casa aperta, e le strofe, per lo più indirizzate alla componente femminile delle stesse, sono atte a ritemprare l’amore coniugale, l’affetto materno, a incoraggiare le vedove ed a raccomandare l’ educazione ai bimbi.
 
Il termine del canto è poi un invito a offrire, in segno di carità, dei cibi, solitamente salsicce, uova, vino e dolci tipici che, in parte vengono consumati davanti alla casa ospitante, ed in parte alla fine del giro nelle ex scuole.
Qui i “Befani” si smascherano e tra musica, balli e merende la festa continua fino al “Buona Pasqua!”, che dà il commiato ai partecipanti e ricorda il termine delle feste natalizie e l’imminente ritorno ai propri doveri, sino alla successiva festività.
Contributo di Elisabetta per Maremmans
Bibliografia:
– Tesi di laurea di Grazzini N.: “Contributi alla studio della questua-cerimonia: la befanata dell’area grossetana con uno studio particolare sulla frazione di Collecchio”, relatore prof. P. Clemente, Università degli Studi di Siena, a.a. 1983/84.
– Niccolai L.: “Poderi di Montemerano. Un paese, la sua gente.” , tip. Ceccarelli (Grotte di Castro – VT) 1992.