L'importanza dell'orto in azienda

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Se mio padre mi avesse detto qualche anno fa di coltivare gli ortaggi, gli avrei risposto che acquistarli in negozio sarebbe stato molto più semplice. Non pensavo allora che un orticello potesse farti ritornare un po’ bambina, ricordando i profumi di quando giocavi all’aria aperta e vivere la vita vera.

Questo e’ cio’ che ho estrapolato dall’intervista fatta questa mattina ad Aldo, nonno dei miei figli e papa’ di Sergio, mio marito ed ortolano di fama da una vita.

Il villaggio delle Merse negli anni ’60 era popolato ed ubicato vicino all’omonimo fiume.I Boccheggianesi ed i Mersaioli (abitanti) sfruttavano l’importanza di questo per irrigare i loro orti, quindi: l’orto veniva fatto la dove c’era disponibilita’ di acqua perché non c’erano le tubazioni per irrigare,  e si raggiungeva camminando a piedi.

L’orto era una necessita’ perché non si trovavano nei negozi le verdure fresche tutto l’anno bensi’ solo fagiuoli secchi, patate e cipolle.

Di tanto in tanto passava qualcuno con il barroccio ed era festa grande. La terra veniva lavorata con la vanga e la zappa. Inoltre venivano messi a dimora solo i semi seccati delle piantine dell’anno precedente.  Questo succedeva qui vicino ma credo che si possa generalizzare per tutto il territorio.

Ormai, l’orto estivo ci ha lasciato.

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Gli ultimi pomodori sono stati colti e con i verdi abbiamo fatto la marmellata. Tuttavia, zucche messe al riparo dal freddo e dalla pioggia, rape ancora da cogliere, porri che matureranno a breve, cavolo verza con il quale si possono fare splendide polpette insieme ai ceci (per coloro che hanno intolleranza al glutine) sono ancora lì, per il sostentamento dell’inverno. Nell’orto si coltivano gli ortaggi: piante o parti di piante coltivate per l’alimentazione umana.

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L’orto offre alla cucina i migliori prodotti a km zero. E’ un valore aggiunto per un agriturismo: può essere utilizzato anche dagli ospiti o da chi cucina per gli ospiti se l’agriturismo offre anche questo servizio. I legumi devono il loro nome alla parola latina “legumen”, derivata dal greco, che designava i vegetali con i baccelli di cui si consumano i grani, secchi o freschi, come fave, piselli, lenticchie e ceci (leguminose). L’evoluzione degli ortaggi a partire dalle piante selvatiche, è strettamente legata alla storia e ai viaggi dell’uomo. Cristoforo Colombo e molti altri navigatori, così come la via della seta e i mercati orientali, ci hanno permesso di scoprire e apprezzare numerosi nuovi ortaggi.

La maggior parte delle piante che sono all’origine dei nostri ortaggi si trovano in natura. L’uomo ha osservato e selezionato, cercando di migliorare le piante selvatiche secondo i propri gusti: Il Medioevo fu il periodo d’oro delle zuppe. Prima di conoscere le stoviglie, i paioli e le zuppiere, i nostri lontani antenati consumavano già le minestre. Facevano cuocere acqua, vegetali e radici nelle cavità rocciose immergendovi dei sassi arroventati.

La patata, un tesoro sotto terra.

Le origini: Gli Incas del Perù coltivavano già molto tempo fa delle piccole patate chiamate ” Papas”. Gli Indios di oggi, come una volta gli Incas, conservano le patate essiccandole. Le calpestano per togliere l’ acqua, poi le lasciano gelare per alcune notti. Dopo che Cristoforo Colombo ebbe scoperto l’ America, Pizarro ed i suoi soldati spagnoli partirono alla conquista del Perù. Qui trovarono gli Indios che si nutrivano di uno strano ortaggio: la patata; tornando in Europa verso il 1570 ne caricarono un po’ a bordo delle loro caravelle.

 
 
 
 
Enrichetta Traditi