Andrea Camilleri racconta il suo amore per l' Amiata ai Maremmans

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E’ una calda mattina di fine agosto quando Alessandro ed io varchiamo il cancello della casa di Andrea Camilleri al Bagnolo. Lo abbiamo voluto incontrare per farci raccontare come è nato il suo amore per il Monte Amiata, dove è di casa da più di 40 anni.
Come ogni amore che si rispetti, anche quello tra Camilleri e la nostra montagna è nato per caso e il Maestro ce lo ha raccontato così. 

Alla fine degli anni ’60 il mio carissimo amico, lo scultore Angelo Canevari, mi invitò a vedere la casa che aveva comprato al Bagnolo. Angelo si era innamorato di questi luoghi grazie ad un suo amico originario del Bagnolo, il pittore David Grazioso, che non faceva che raccontargli quanto fosse bello il suo paese, esortandolo a venire a vederlo.

Un’estate venni a vedere la casa di Angelo insieme a mia moglie e il posto ci piacque così tanto che già quell’anno ci fermammo tutta l’estate. Dopo qualche anno, acquistammo una legnaia con un ettaro di terra intorno, che successivamente ristrutturammo e ampliammo, su progetto di Angelo Canevari. Qui abbiamo sempre trascorso il Natale e il Capodanno insieme agli amici. Da qualche anno è diventata anche la casa delle vacanze estive.

 
Santa Fiora, la Peschiera (Foto Grazia Tassi)
 
E’ piacevole ascoltarlo. Avevo già avuto occasione di incontrarlo qualche anno prima, durante una conferenza a Santa Fiora, ed ero rimasta colpita dalla grande semplicità, unita ad una punta di ironia, con cui riesce a comunicare e a rendere indelebili nella mente e nel cuore di chi ascolta tutte le cose di cui parla. Sebastiano Vassalli, volendo argomentare l’inutilità del ponte sullo Stretto di Messina, sul Corriere della Sera ha scritto “E oltretutto il ponte sullo Stretto è inutile perché è stato già fatto, lo ha fatto Camilleri tutto di carta” sintetizzando così la capacità di avvicinare alle cose e alle persone, attraverso le parole, che è propria di Andrea Camilleri.
Le domande che vorremmo fargli sono tante. Alessandro è troppo emozionato per parlare. Per lui non è solo l’incontro con uno scrittore famoso. Anche Alessandro è siciliano e Camilleri per lui è prima di tutto colui che, attraverso i suoi libri, ha fatto conoscere e amare la Sicilia, la sua terra. 
Dopo un lungo attimo di silenzio chiedo:
” Maestro, cosa accomuna Toscani e Siciliani ?”

I Toscani della Maremma sono quelli più simili ai Siciliani. Per entrambi, una volta che ti hanno conosciuto, diventi un vero amico.

” Ha mai pensato di ambientare una storia di Montalbano in Maremma o sull’Amiata ?”

Per me è difficile ambientare un racconto in un luogo diverso dalla Sicilia perché a me non interessa raccontare il viottolo che da qui porta lì, a me interessa raccontare i pensieri di chi su quel viottolo ci cammina e, per quanto io possa conoscere e amare le persone dell’Amiata, mi è comunque difficile immedesimarmi nel raccontare i loro pensieri.

Parlando di persone e pensieri e immedesimazioni la mente va a Montalbano e una domanda mi viene spontanea:
 
” Il Montalbano che ha immaginato lei quanto assomiglia a Luca Zingaretti ?”

No, Zingaretti non assomiglia per niente al Montalbano della mia fantasia.

Quando io ho scritto Montalbano avevo davanti agli occhi l’immagine di Pietro Germi nel film “Il pasticciaccio brutto di via Merulana” di Gadda, lo vedevo un po’ più basso ma con la faccia di Germi. Poi un volta l’ho visto di persona.

E’ stato quando un professore di filologia dell’Università di Cagliari, Giuseppe Marci, fece un corso universitario su Il birraio di Preston e mi disse: “Vuoi venire a Cagliari a chiudere il corso?” Era da tempo che volevo andare in Sardegna. Dissi: “Ma come facciamo a riconoscerci all’aeroporto?” E il professore rispose: “Non si preoccupi, avrò sotto braccio Il birraio di Preston”. Così arrivai all’aeroporto, scesi, e impietrii letteralmente perché mi trovai di fronte Montalbano così come lo avevo immaginato, con il mio libro sotto braccio.

La vegetazione del Monte Amiata (Foto Luisa Rosini)
 
Il tempo scorre via veloce, gli argomenti toccati sono tanti e non poteva mancare una domanda sui nuovi modi di comunicare. Alessandro chiede:
 
” Maestro, cosa pensa di questi social media, Facebook e altri ?”

Tutti questi mezzi di comunicazione io li trovo estremamente positivi, però io non li pratico perché sono troppo vecchio. Ma come si è aperta la comunicazione oggi fra gli individui è un fatto quasi miracoloso ed è sicuramente un fatto veramente positivo, checché se ne dica.

Io veramente credo che certi fatti che sono accaduti, la cosiddetta Primavera Libica o altro, sono potuti accadere solo per la possibilità di informazione che la gente comune ha potuto condividere.

Io infatti raccomando sempre a figli e nipoti di portarsi gli strumenti per scattare foto o girare filmati. Per esempio col G8 di Genova si è potuto contraddire la versione ufficiale dei fatti è un fatto attraverso le immagini riprese dalle persone comuni.

Tornando al suo amore per l’Amiata, Camilleri ci racconta che quando è qui, durante l’estate, gira nei dintorni del Bagnolo perché gli capita sempre di fare delle scoperte preziose, in quanto la zona è ricca di tesori, come le due pale di Ambrogio Lorenzettiche si trovano in una splendida chiesetta a Roccalbegna o le Robbiane nella Pieve di Santa Fiora.
 
Con Camilleri sull’Amiata (Foto Luisa Rosini)
 
Concludiamo il nostro incontro con il Maestro parlando delle tante tradizioni e leggende di cui la Maremma e l’ Amiata sono ricche e che sarebbero da riprendere o comunque da conservare, perché, come dice Alessandro “La Maremma ha un’identità e i Maremmani di ultima generazione quasi non lo sanno”.
Ma i Maremmans a questo puntano, ad aiutare i Maremmani a riappropriarsi della loro identità per avere dei valori veri da condividere con il resto del mondo.
 
Contributo di Luisa per Maremmans