I Giubbonai: storia di villani a Pitigliano

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giubbonai-pitigliano
I Giubbonai (Da pagina Facebook I Giubbonai)

Giubbonai era il nome degli abitanti di Pitigliano per la maggior parte agricoltori e che avevano in uso di portare la giacca, la giubba appunto, su una sola spalla anche nei giorni più caldi.

Un’altra ipotesi molto meno accreditata narra di come alcuni “giubbonai” rubarono nella vicina rivale Sorano la statua dell’orso in piazza Gregorio VII e nascosta sotto la giacca per trafugarla fino a Pitigliano.
D’abitudine il villano si alzava prestissimo e andava in campagna tutto il giorno fino a sera, la giornata veniva scandita dal sole e dal rintocco delle campane, un vecchio adagio pitiglianese così dice…

“da un buio a un altro”
Si rientrava in paese quando suonava la novena al tramonto, il villano viaggiava sempre accompagnato dal suo fedele compagno, il somaro.
L’animale veniva considerato un membro della famiglia e risiedeva nelle stalle del paese, alcuni somari infatti si vedevano passare lungo le vie del paese fino alla fine degli anni ’70.
La divisa del villano includeva il tascapane, in pitiglianese detta la “tasca”, una borsa a tracolla dove si metteva cibo e acqua, il pane era l’elemento principale della dieta infatti scherzando i villani aggiungevano che il condimento arrivava dopo….altro modo per indicare che non ci sarebbe stato altro.
Molti aneddoti e racconti sulla vita dei nostri giubbonai furono composti da ‘Ntognu Berni, ovvero Antonio Becherini, pitiglianese doc (1858-1907), infatti la sua raccolta ha un titolo in dialetto, ovvero “Picinate e Scemmarate”, le storie sono tutti rigorosamente scritte in vernacolo e risultano oggi come allora estremamente attuali e divertenti, svelando così la vita degli abitanti del borgo nell’800 affiancando storie fantasiose sulla storia della città del Tufo.
Contributo di Raffaella Agresti per Maremmans