Viaggio a Rocchette di Fazio. Dagli Aldobrandeschi ai Templari e non solo.

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Rocchette  di Fazio era inizialmente, come tanta parte della Toscana, sotto gli Aldobrandeschi.
Come tanti borghi di questa zona, ha avuto una storia travagliata, piena di contese.
Pare debba il suo nome a Fazio Cacciaconti, figlio di Ildebrandesca degli Aldobrandeschi, che ne entrò in possesso  per parte di madre. La piazza porta il suo nome.

nella Piazza intitolata a Fazio Cacciaconti

Foto Rita Marzano


 
Nel 1304 fu presa da Orvieto, che la distrusse, e poi nel 1356 da Siena. C’era una famiglia senese, i Salimbeni, che quando cadde in disgrazia pur di non dare Rocchette ai senesi la consegnò agli Orsini di Pitigliano. Nel 1536 i senesi la ripresero, poi fu praticamente distrutta dal passaggio delle truppe di CarloV. Alla caduta di Siena, nel 1555, passò ai Medici, per far parte del Granducato di Toscana.
Si dice che sia stata terra di Templari, e che lo stesso Fazio fosse un cavaliere dell’ordine. Si dice che lui abbia sepolto, qui da qualche parte, il tesoro dell’ordine! In ogni caso simbologie templari ci sono.
Vero è che qui ci sono stati i Cistercensi: e pare che proprio nei Cistercensi siano entrati dei Templari per sottrarsi all’inquisizione : l’ordine dei Templari si “estinse” intorno al 1315.
Vediamo cosa è rimasto:
Chiesa di Santa Maria della Consolazione, che risale al XVI secolo. Fu scelta come Parrochia perché più facilmente raggiungibile della Pieve che poi vedremo. Ha un altare del 700, ma la Santa Cristina che c’è sopra è del 1963. Invece c’è una statua lignea della Madonna del 400/500.
Qui nel 600 si distribuiva grano ai bisognosi, perché lo seminassero e lo restituissero al momento della trebbiatura.
Rocchette_fazio_Porta_Castello

Porta Castello (Foto Rita Marzano)


 
Ora saliremo alla Rocca Aldobrandesca, utilizzando la Scala dei Templari
Da quassù si gode un panorama fantastico sulla Valle dell’Albegna. Se ne vede parte del corso, e si vedono le “Strette dell’Albegna”, cioè il punto in cui le rive sono vicinissime tra loro. Lì c’è la riserva del WWF, che comprende parte del territorio di Semproniano e parte di Roccalbegna.
La Rocca fu distrutta da Carlo V, nel 1536. Momento terribile: in quegli anni imperversava anche la peste.
Rocchette_fazio_cerm 1

Foto Rita Marzano


 
Scendiamo alla Pieve di Santa Cristina, del XIII secolo: portale non in asse, architrave con la croce di Malta. Gli affreschi quattrocenteschi all’interno sono molto deteriorati. La leggenda dice che nell’antica cripta sia stato sepolto un cavaliere templare, insieme al suo cavallo e alla sua spada. Attualmente la parte superiore viene adibita a seggio elettorale per le votazioni.
Storia del geranio : su questa finestra, durante la guerra, c’era un geranio. Quando i tedeschi non erano in paese, veniva coperto con un panno bianco per segnalare il via libera a quanti erano nascosti nei boschi. Il rosso vivace del geranio scoperto segnalava, invece, pericolo.
Proseguiamo il giro per rientrare in paese dall’altro lato.
Ci affacciamo dalla terrazzetta della Porta del Castello. Da qui si vede l’attuale strada che porta giù all’Albegna, costruita col piano Fanfani. Furono fatte brillare diverse mine per togliere i sassi sul percorso della massicciata. Prima, per raggiungere i campi da pascolo o da coltivazione verso il fiume, i faceva un’altra strada, che solo in parte ricalca il percorso attuale. Molti avevano i campi di là dall’Albegna, che andava guadato sopra il vecchio ponte. Qualcuno è stato anche travolto dalle piene del fiume.
Scendiamo verso l’Ospedale di San Tommaso, inagibile perché pericolante. Risale al XIII sec. Era costruito fuori dalle mura, che la sera venivano chiuse, per dare rifugio ai pellegrini che arrivassero nottetempo.
Da notare l’Agnello divino sul portale, la croce di Malta, le iscrizioni, la testa forse di S. Tommaso, forse di un monaco che sorvegliava la strada per la Terra Santa (è rivolto verso la Via Francigena)  forse di Baphomet (padre della conoscenza),sulla facciata laterale.
I rinforzi sotto, brutti ma necessari, furono pagati dalla Chiesa.
Ho provato tante volte a decifrare le iscrizioni, ahimé senza successo! Alcuni dicono che il testo sia: M Ch Tep Spo= Militia Christi Templi Sancto Sepulcro ( e forse un pezzetto si vede).
L’altra lapide indicherebbe  la probabile ricostruzione dopo la distruzione da parte di Orvieto. Io non li vedo, ma da qualche parte alfa, omega e l’ideogramma della ruota solare, rappresenterebbero il divenire, chiave dell’eternità.
 
rocchette_fazio_il gioco dei tetti

Foto Rita Marzano


 
Torniamo in paese dal sottopasso  e giriamo a destra.
Qui sembra ci fosse la bottega di  Bonizo, padre di Ildebrando da Sovana, divenuto papa Gregorio VII, quello che costrinse l’imperatore Enrico IV a alla capitolazione di Canossa, al tempo della lotta di potere tra Chiesa e Impero.
Che è poi lo stesso cui fu dedicata la tomba Ildebranda: non è mai esistita una nobile etrusca con questo nome.
Saliamo in paese dalla scala pavimentata e ci dirigiamo a merenda da  Fosco, al  Borgo.
Agli inizi del 1900 ci fu l’annosa questione degli Usi Civici, che si risolse definitivamente solo nel 1935.
Gli usi civici sono un concetto che risale all’epoca pre romana, all’utilizzo collettivo della terra. Durante l’epoca feudale i proprietari terrieri, per tenere i terreni in ordine, davano in uso agli abitanti della zona alcune terre, in genere non le migliori, con diritto di semina di cereali, raccolta di legname (già secco) pascolo e pesca.
Agli inizi del 1900, 5 Rocchettini scelti tra quelli più poveri, fecero causa agli Anphoux, ai Cinciari e a un piccolo mini, perchè  dal 1850 circa avevano  abolito gli usi civici.
Furono scelti tra i più poveri perché le possibilità che vincessero la causa apparivano assai scarse: non avrebbero avuto niente da rischiare. Gli Amphoux ecc volevano dimostrare che queste zone  erano castrum, quindi zona militare, senza abitanti che potessero vantar diritti.
Ai  Rocchettini  sono stati restituiti gli usi civici nel 1929, ma in realtà nel 1935, alla fine di ricorsi e dispute. Per la verità ottennero terreni diversi da quelli che avevano in origine, meno interessanti dal punto di vista agricolo, perché nel frattempo su quei terreni erano andati a stare altri contadini.
 
Dopo il 1929, sono praticamente demanio pubblico, ma con una loro amministrazione. L’uso dei terreni si ottiene dietro pagamento. Per questo gli Usi civici hanno ad un certo punto avuto la disponibilità di danaro necessaria a sistemare a loro spese il tetto della Pieve, e ottennero anche di usarla come scuola e abitazione per il maestro. Purtroppo i lavori furono fatti senza alcuna idea del valore storico dell’edificio e della necessità di conservarlo: un grosso danno.
NB. Per questo giro ci vuole circa 1 ora, con la merenda 1,30h. Se si fa di mattina, si può aggiungere forse l’anello di Rocchette. Se no conviene farlo nel pomeriggio e  cercare di accoppiare la merenda al tramonto, in particolare con la buona stagione.

Di Rita Marzano

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