Un Settembre DiVino in Maremma

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Pitigliano (Foto Katia Signorini)

Aspetto sempre quel momento, la strada che porta a Pitigliano è bellissima, dolci colline e vigneti, non si vedono dislivelli che lascino credere ciò che apparirà ai miei occhi, dietro una curva eccolo: illuminato dal sole, sopra un costone di tufo che sovrasta una valle profonda, Pitigliano.
Come sempre un nodo mi chiude la gola, è il ricordo della prima volta che l’ho visto, non me lo aspettavo, lì dopo una curva, la bellezza di un mondo antico color dell’ambra con l’orgoglio di chi vede ogni giorno il Paradiso.
Dove saranno i Maremmans, trovare un parcheggio è quasi impossibile ma alla fine eccolo, Raffaella mi chiama “sei arrivata Katia, qui partiamo con le adozioni!”, mi affretto, li vedo tutti a cercare un punto con la linea dati dove si possa postare al mondo le nostre emozioni, alla fine è meglio fare solo foto, il mondo aspetterà.
Ognuno di noi ha un certificato che attesta la nostra adozione, un paese non diviso in contrade ma in cantine e grazie a Raffaella ognuno di noi è stato da loro adottato per una cena e per raccontare al mondo la tradizione, la cultura, l’economia di un popolo.
Con la cartina alla mano mi avventuro per le vie, sono molto curate piante e fiori in ogni angolo, mille colori, mille profumi.
Incontro negozi di artigianato locale, vorrei portarmi via tutto, in fondo solo per avere qualcosa da guardare per poi ricordare.
Non amo la confusione, non amo la folla di solito m’intimorisce, ma qui in ogni sguardo vedo condivisione, passione, amore.
Passo veloce voglio arrivare dalla mia mamma: eccola la Cantina San Giuseppe, davanti ai miei occhi passano piatti pieni di grigliate di carne, oddio! cosa mangerò io che sono vegetariana?
Prima di tutto scegliamo il vino, Pitigliano è famosa per il suo bianco, ma a me piace il vino rosso, ma che sia DOC e certamente non rimango delusa: Vignamurata, Sovana superiore, Sangiovese, Cantina di Pitigliano
“non ci sono problemi vedrà non rimarrà delusa” 

Bruschette (Foto Katia Signorini)

mi dicono e infatti: arriva un vassoio pieno di: bruschette ai funghi, all’olio, di quello buono, delle nostre colline, alla pasta di olive, alla zucca rossa, sott’oli vari e assaggio di pecorino, ma non basta perchè questo è solo l’antipasto, poi fagioli cannellini di Sorano conditi da olio d’oliva, insalata di pomodori, formaggi locali, il tutto accompagnato dal nostro pane sciocco toscano che esalta i veri sapori dei cibi e per dolce?
Frittelle con la ricotta, che delizia.
Il mio cameriere è molto professionale, con la sua maglietta blu, colore della cantina, mi chiede se è tutto apposto, sorrido e gli chiedo quanti anni abbia, lo posso fare: ha dieci anni, crescere nella tradizione fin da bambini, capire che si ha una storia, un’identità; mi sa che gli lascio la mancia per le figurine.
Entro nella cantina, mi avventuro nelle scale scavate nel tufo, dove è buio, ma il vino dov’è? me lo hanno nascosto, qui solo un cocomero in fresco, ma l’ambiente è bello, monili di uso antico sono attaccati ai muri per ricordare il lavoro dell’uomo per avere questo oro rosso o bianco.
E via in mezzo alla folla, ogni cantina ha un suo spettacolo, la banda che suona e che passa tra i tavoli, l’orchestrina che intona canzoni per ballare… ogni luogo una musica diversa, ognuno può scegliere il suo ambiente, nessuno è triste, certo ci sono molti turisti ma ci sono soprattutto i Pitiglianesi di qualunque età, volevo fare un giretto di liscio con un bel signore attempato ma lui ha preferito una bellissima signora, si sorridevano guardandosi negli occhi, io non ho avuto chance.
Coppie che dalle finestre guardavano la festa, vecchiette che con la loro seggiolina non rinunciavano ai loro pettegolezzi sull’uscio di casa.
Ed ecco la banda che rulla i tamburi e porta allegria,
“In vino veritas, il vino è il balsamo della vecchiaia” (cercherò di ricordarmelo)
“Non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca” (questa l’ho già sentita)
“Il vino eleva l’anima e i pensieri – Bevi il vino poiché la coppa è il volto dell’amico – un posto senza vino è come un giorno senza sole” (poeti)
“stasera si pigia” (l’uva?)
“Fatti non foste per viver come astemi ma per lasciar la via dell’astinenza … prendete il bicchiere e non rimanete senza! – non ti curar di noi ma bevi ebbasta!” (razionali)
Mille frasi per tutte le vie, si esalta il vino ma non si dimentica che non si beve senza mangiare, i bambini giocano felici per le strade, il pericolo non esiste, se c’è la cultura si conosce il momento di fermarsi.

Oggetti in cantina (Foto Katia Signorini)

Un attimo di sosta di silenzio, ne ho bisogno, rimango a vedere la “Piccola Gerusalemme” ghetto degli Ebrei, qui la loro storia si fonde con i maremmani, è chiusa, è sabato giorno di riposo.
Entro poi nel cortile del Palazzo Orsini, troneggia lo stemma sulla porta d’ingresso, facciamo silenzio qui la gente ci abita, il pozzo gli archi, le scale, città importante, mi riposo e ritrovo il silenzio, sembra impossibile ma qui i rumori non arrivano, lascio lì una parte di me, quella più profonda e torno nelle vie immerse dalla gente.
Eccola la vedo da lontano, una donna bellissima balla, è altissima, ma si, è sui trampoli, cammina leggera come se fosse sulle nuvole, la seguo, raggiungo la piazza principale, mi siedo sul marciapiede e mi riempio gli occhi della sua danza e dei veli che ballano con lei, atmosfera antica, mistica.
La gente si mette sui bordi della piazza lascia lo spazio allo spettacolo, nessuno lo ha chiesto ma è ciò che avviene, gli occhi sono puntati sul sorriso della circense.
La sua danza è scandita da decine di tamburi, il loro ritmo entra nello stomaco prima che nella testa, è un crescere che porta i tamburi nella mia gola, voglio fermare l’attimo, voglio ricordare che lei è ferma mentre tutto si muove, è questa la sensazione che ho.
Tutto poi finisce, la musica del DJ apre le danze dei più o meno giovani, per aspettare,l’alba, sorseggio l’ultimo mio bicchiere di vino, ho rincontrato i Maremmans, ognuno di loro ha vissuto il suo SettembrediVino, diverso dal mio, ma lo sguardo è lo stesso negli occhi: amicizia, voglia di raccontare ognuno a suo modo ciò che abbiamo vissuto, contenti di essere lì e l’abbraccio finale tra noi è importante, abbiamo un ricordo abbiamo vissuto un po’ di Maremma, quella bella, insieme.
Contributo di Katia per Maremmans