Le invasioni digitali in Maremma, Pitigliano

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“Siamo in ritardo Raffaella ma stiamo arrivando”, direzione Pitigliano.
 
La Maremma è grande, spostarsi è un piccolo viaggio. “Vi aspetto mangiamo insieme”, che non sia mai che i Maremmans rinuncino ad un buon pasto tipico innaffiato dall’ottimo vino locale, andiamo nella patria del Bianco di Pitigliano e del Rosso di Sovana, due D.O.C. della Maremma.
 
Piove a tratti ma non siamo preoccupati, il tempo non ci fermerà, così piacevolmente c’intratteniamo a tavola, aspettando che il cielo sia più clemente, con pici all’aglione e acqua cotta, piatti tradizionali del nostro territorio, il vino deve essere corposo, scegliamo un rosso.
 
Raggiungiamo l’ingresso del quartiere ebraico ed incontriamo seduta tranquilla la sig.ra Elena Servi Presidente della Piccola Gerusalemme, depositaria della storia, dei racconti della comunità ebrea di Pitigliano, un incontro importante la vogliamo con noi nella foto, lei che si preoccupa di non avere accanto qualcuno troppo alto perché è piccola, non sa quanto invece sia grande la sua statura.
 
Con Elena Servi (Foto Raffaella Agresti)

 

La pioggia si calma a tratti e noi iniziamo la nostra invasione, ci dirigiamo dritti al Cimitero ebraico, abbiamo paura che chiuda. Dietro una curva della strada che porta a Sovana apriamo un cancello di ferro, scendiamo dei gradini di travertino, con attenzione la Sig.ra Elena ci ha raccomandato cautela, “oggi piove si può scivolare” come una mamma.
 
Il Cimitero domina la valle, ricavato sul crinale della collina, tutte le tombe guardano l’infinito, il cielo non piange più per incanto, come se rispettasse questo momento di saluto ai morti, le tombe sono antiche, non riesumano i morti nella religione ebraica, leggiamo qualche lapide, notiamo i sassi appoggiati sulle tombe in segno di saluto, ci sono anche fiori segno che la nostra civiltà ha contaminato la loro, come è giusto in una comunità, ci sono altri segni di contaminazione nelle tombe più “recenti” come statue, non facevano parte della loro cultura è una particolarità importante per questo cimitero.
 
Cimitero ebraico di Pitigliano (Foto Katia Signorini)
 
La luce è perfetta, il sole abbagliante non avrebbe reso così bello il muschio odoroso, né il verde delle mille piante sarebbe stato così splendente per le mille gocce di pioggia cadute, i colori bagnati sono ancora più vivi, non c’è tristezza intorno a noi ma solo la sensazione di un riposo vero ed eterno.
 
Tocco la pietra delle tombe come se mi potessero trasmettere parole, penso all’antologia di Spoon River, alle parole di De Andrè, anche qui ognuno di loro è un personaggio, ognuno ha la sua storia, ma le pietre non me la raccontano.
Torniamo indietro andiamo alla Sinagoga, ma prima di entrare, da bravi Maremmans, degustiamo, in fondo è ora di merenda. Una meraviglia di dolci tipici della tradizione ebraica davanti a noi i famosissimi sfratti e altri buonissimi, il pane azzimo, tutto annaffiato dai vini Kasher della Cantina Cooperativa di Pitigliano.
 
 
Dentro la Sinagoga di Pitigliano (Foto Katia Signorini)
 
L’ambiente è molto amichevole ci soffermiamo con piacere. Finalmente entriamo nella Sinagoga, gli uomini si devono coprire il capo in segno di rispetto ci forniscono i copricapo, abbiamo quasi paura di fotografare, siamo in un luogo sacro dedicato al culto, intorno a noi i simboli della religione ebraica, la stella di David a sei punte, il candelabro o meglio il Menorah a sette braccia simbolo universale della religione ebraica. 
 
Ci sono molti Menorah intorno a noi, il luogo è stato interamente restaurato non è grande come le nostre chiese, ma la suggestione è la stessa. Quando esco vedo una lapide, non l’avevo vista entrando recita: E facciano per me un Santuario ed io abiterò in mezzo ad essi. Aprite per me le porte della giustizia. Questa è la porta che conduce al Signore“.
 
Invasione compiuta! (Foto Katia Signorini)
 
Abbiamo anche il coraggio di fotografare la fine dell’invasione dentro la Sinagoga, ma in fondo l’abbiamo amata, rispettata, fatta conoscere al mondo. Uscendo ripassiamo dalla zona “degustazione” ovviamente per salutare ma un assaggino ci scappa.
 
Ora salgo in auto, l’invasione è finita, sono piena di emozioni ma un’ultimo sguardo alla valle, che spettacolo si sta alzando la nebbia, davanti ai miei occhi un quadro, questo è il vero saluto alla nostra invasione da parte di Pitigliano un grande regalo.
 
Contributo di Katia per Maremmans