L'Agricoltura in Maremma

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 “Tutti mi dicon Maremma, Maremma…
Ma a me mi pare una Maremma amara.
L’uccello che ci va perde la penna
Io c’ho perduto una persona cara.
Sia maledetta Maremma Maremma
sia maledetta Maremma e chi l’ama.
Sempre mi trema ‘l cor quando ci vai
Perché ho paura che non torni mai”
( autore sconosciuto)

 
Maremma amara” è sicuramente, tra le canzoni popolari toscane, quella che maggiormente rispecchia un passato ormai lontano ma ancor vivo nell’immaginario degli abitanti di questa regione: un passato di terra aspra e avversa all’uomo, di febbri malariche e paludi, di natura ostile e di fatiche ai limiti della sopportabilità che si andò trasformando con le opere di bonifica.
Le zone agricole  Maremmane odierne sono  totalmente diverse da quelle di 200 anni fa e anche l’agricoltura ha subito diverse trasformazioni e non solo nelle tecniche di lavorazione ma anche nell’allevamento del bestiame.
Nonostante le “grandi opere” di bonifica sperimentate dagli etruschi prima e dai Romani dopo, le coltivazioni avvenivano principalmente nelle zone collinari della Maremma localizzate nelle colline metallifere , alle pendici dell’Amiata e nelle aree del tufo, il resto tra Rosignano Marittimo e Civitavecchia Nord, passando per Follonica, Grosseto e  Orbetello, per una superficie di circa 5000 km2 era disseminato di paludi  e un cuneo salino alto che rendevano impossibile le coltivazioni e di conseguenza l’allevamento.
 

Operai al lavoro durante la bonifica nel 1831. (Foto da 150annid’Italia.org)

Operai al lavoro durante la bonifica nel 1831. (Foto da 150annid’Italia.org)


Dal punto di vista invece della gestione del territorio si ricorda che fino all’avvento dei Lorena, intorno agli inizi  del 1800 c’erano ancora i diritti feudali che vennero parzialmente aboliti per stimolare lo sviluppo agricolo. Furono abolite le tasse e i dazi per la circolazione delle merci e suddivise le grandi distesse coltivabili in proprietà granducali e latifondi da distribuire  ai coltivatori. E’ in questo momento che avvenne il passaggio dalla pastorizia all’agricoltura ed in particolare dall’allevamento dei bovini si passò piano piano all’allevamento degli ovini presenti fino a quel momento solo nel periodo invernale durante la transumanza.
 
Gruppo di mezzadri impegnati nella Mietitura in un ex feudo nelle campagne dell’agro grossetano.                                                                   (foto da itempidellaterra.org)

Gruppo di mezzadri impegnati nella Mietitura in un ex feudo nelle campagne dell’agro grossetano. (foto da itempidellaterra.org)


Una volta terminate le opere di bonifica la Maremma si presentava con enormi distese di terra appartenenti a pochi proprietari i quali gestivano i latifondi  con l’ausilio del mezzadro. Ogni latifondo era suddiviso in aree più o meno grandi che venivano affidate a contadini. La testimonianza odierna è data dai caseggiati in genere in pietra o anche intonacati che nulla hanno a vedere con la tipologia dei caseggiati denominati dell’Ente Maremma, e in alcuni di essi furono utilizzati come scuole o come centri di aggregazione per le feste.
Proprio la Riforma dell’Ente Maremma modificò ulteriormente il paesaggio agrario e dal 1951 nacque un’agricoltura più intensiva frazionando i grandi latifondi in centinaia di poderi che vennero dati in proprietà ai contadini, favorendo la nascita di piccole imprese di coltivatori diretti in tutto il territorio maremmano. La progettualità era semplice : definire dei lotti di terreni con simili peculiarità in modo da garantire un reddito e realizzarvi sopra un fabbricato su due piani, un forno e una porcilaia, tutti con lo stesso schema costruttivo. Il fabbricato era adibito al primo piano (accedendovi tramite scalate esterna)  ad abitazione 2 camere un bagno e un salone cucina, mentre al piano terra c’era la stalla dei bovini.
 
Foto ricordo della "tribbiatura" nell’aia nelle campagne di Alberese.                            (foto da 150annid’Italia.org)

Foto ricordo della “tribbiatura” nell’aia nelle campagne di Alberese. (foto da 150annid’Italia.org)


 
Nacquero anche degli agglomerati di case che raccoglievano più famiglie tipo Borgata S. Rita e S. Antonio a Arcille o “centri” denominati A-B-ecc  nella zona della bassa toscana Alto Lazio. Inoltre furono creati dei luoghi di aggregazioni sociale nei quali era presente la scuola, la chiesa, il bar tipo  Polverosa, San Donato, Cupi, alcuni di essi tipo Marsiliana e Borgo Carige hanno poi visto crescere intorno un piccolo paese e adesso si  trovano ad essere delle frazioni dei rispettivi Comuni ( Manciano e Capalbio)
 
 
Pianta storica delle zone di bonifica integrale in maremma. (foto da labonificadellamaremma.wordpress.com)

Pianta storica delle zone di bonifica integrale in maremma.
(foto da labonificadellamaremma.wordpress.com)


 
Possiamo dire che quello che oggi è la Maremma costituisce il risultato del sudore e del sangue di molti uomini che hanno creduto in un sogno e lo hanno dolorosamente realizzato sulla loro pelle debellando l’incubo delle paludi malariche e trasformando questa terra, nella ricca zona agricola che oggi possiamo apprezzare.
 
Bibliografia: 
Wikipedia,
maremma toscana.com
Cosimo Ridolfi Lezioni orali di Agraria – Vol. I e Vol. II
Per le foto i riferimenti sono sotto le stesse
Articolo di Stefano Nelli per #Maremmans