La Torre di Buranaccio e l'Oasi di Burano

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Il 22 marzo è stata una giornata davvero speciale ed abbiamo colto l’opportunità di visitare un luogo che altrimenti nel resto dell’anno sarebbe inaccessibile a visite turistiche.
Grazie al FAI (Fondo Ambiente Italiano) erano aperti al pubblico molti luoghi meravigliosi che fanno parte del patrimonio del nostro paese. 
Abbiamo avuto l’opportunità di visitare quella parte della Riserva Naturale di Burano che solitamente non è aperta al pubblico. 
Nella lingua di terra denominata Tombolo compreso fra lo stagno di Burano ed il mare, si percorre un sentiero che attraversa la macchia mediterranea  e che conduce fino alla torre di Buranaccio.
Il tombolo (Foto Marina Gardelli)

La guida ambientale è stata molto competente nello spiegarci che queste zone umide vengono definite impropriamente lagune ma che in realtà si tratta di zone estese di stagno.

La laguna per essere tale dovrebbe avere un collegamento molto ampio con il mare ma questo non avviene né per la zona umida di Burano né per quella di Orbetello.
Di fatto queste zone sono di importanza fondamentale per la tutela migratoria di molte specie di uccelli che trovano in questi luoghi ambienti adatti a lunghe e brevi permanenze stagionali.
Zona umida dell’Oasi di Burano (Foto Marina Gardelli)

 

Lungo il tragitto ci siamo soffermati ad ammirare alberi centenari tra cui una sughera veramente imponente che potrebbe avere circa 400 anni.
Questi alberi rari sono stati inseriti in un testo dal titolo “I patriarchi della Maremma”.

La rarità di questi alberi nasce dal fatto che la vegetazione di questi tomboli nei secoli era stata oggetto di sfruttamento ed era stata quasi del tutto distrutta perciò la vegetazione che oggi possiamo ammirare è piuttosto recente e le piante non raggiungono grandi dimensioni proprio perché di formazione relativamente recente.

Sughera di 400 nell’oasi (Foto Marina Gardelli)

La preservazione della Riserva Naturale di Burano è iniziata nel 1967 ed è stata la prima oasi costituita dal WWF in Italia.

Prima di questa data, questi luoghi, erano stati nel tempo oggetto di sfruttamento da parte di società statali che avevano messo in serio rischio il delicato ecosistema.

Fortunatamente oggi possiamo ammirare la Riserva in tutta la sua particolarità e bellezza ed è proprio in questa oasi che trovano rifugio una popolazione di oltre 300 specie di uccelli tra anatre folaghe, aironi, cormorani, fenicotteri.

Il periodo migliore  in cui è possibile ammirare il passaggio di queste specie è dall’Autunno fino alla Primavera.
Per tutto il tragitto siamo stati deliziati dalla bellezza della vegetazione e dal suono delle onde che oltre la macchia si infrangono sulla spiaggia del litoraneo di Capalbio.All’improvviso si esce dalla vegetazione e ci si trova di fronte la imponente Torre di Buranaccio.
Torre di Buranaccio e canale di collegamento con il mare (Foto Marina Gardelli)

Nei secoli la funzione di questa torre era la stessa che svolgevano tutte le altre che si possono trovare lungo le coste dell’Argentario e del Parco della Maremma.

Erano torri di avvistamento, avamposti che servivano a segnalare l’arrivo delle navi pirata Turche o Barbaresche che dal XV secolo arrivano su queste coste per predare e fare incetta di schiavi che poi rivendevano nei mercati del Mediterraneo.

La torre di Buranaccio ha una storia molto interessante, pare essere stata costruita intorno al 1563, prima fu di proprietà senese ed in seguito divenne territorio di spartizione fra il Granducato di Toscana e la Spagna ma, mentre i primi ebbero il controllo sulla parte interna del territorio, gli spagnoli ebbero il controllo su tutta la parte costiera creando un avamposto difensivo ed un porto sicuro, ed è proprio sotto il controllo spagnolo che venne instaurato “lo stato dei regi presidi” e la costruzione delle torri di avvistamento che ancora oggi sono visibili per un lungo tratto di costa.

Torre di Buranaccio (Foto Marina Gardelli)

La torre di Buranaccio era appunto uno di questi avamposti affacciato verso il mare da cui scorgere l’orizzonte ma anche l’isola di Giannutri e il promontorio dell’Argentario per avere un collegamento visivo con le altri torri a cui inviare richieste di aiuto in caso di attacchi da parte dei pirati.

La storia di questa Riserva è lunga è complessa, si snoda attraverso i secoli, fino a tempi più recenti in cui divenne proprietà della Società S.A.C.R.A. costituita da un gruppo di imprenditori lombardi che acquistarono circa 9000 ettari pagando un valore di 6 milioni di lire.
Vista sul canale (Foto Marina Gardelli)

Qui in questi luoghi, dove oggi fortunatamente la Riserva di Burano tutela questa ambiente meraviglioso, il cielo, il mare, la vegetazione, lo stagno e la fauna si fondono in un insieme visivo di infinita bellezza.

La torre di Buranaccio normalmente non è aperta al pubblico, però le guide ci hanno informato che quasi sicuramente organizzeranno un evento simile per il 10/11 Maggio 2014.
La Riserva è aperta dal 1° Settembre al Primo di Maggio e durante l’estate organizzano visite notturne all’interno dell’Oasi.
Se desiderate ricevere la segnalazione delle loro attività basta inserirsi nella loro mailing list inviando una email a lagodiburano@wwf.it oppure telefonare allo 0564898829.

Contributo di Marina Gardelli per Maremmans