La Pomodorata, un piatto antico della mia Maremma

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In Maremma Toscana la vita era fatta da piccoli borghi e immense campagne, questo fino a dopo la guerra.
La terra era lavorata in prevalenza dai Mezzadri, la Maremma Toscana era proprietà di pochi, regnava il latifondo.
Vita povera fatta di piatti poveri, la Pomodorata era uno di questi, un piatto che raccoglieva il sapore della terra, del sole ma anche di tutto quello che poteva servire per vivere, un piatto completo.
La vita iniziava presto nei poderi, nel buio della notte, le mucche alle quattro di mattina dovevano essere munte poi si andava a lavorare i campi, salutando l’alba.

Panorama maremmano, foto di Katia Signorini

Panorama maremmano, foto di Katia Signorini


Pane e caffellatte era la loro prima colazione, le donne a turno si alzavano per prepararla ai loro uomini. Nei poderi la vita era nella cucina, in un podere potevano viverci più famiglie, le donne si dividevano i compiti, alcune nei campi altre a cucinare e guardare i bimbi, le famiglie erano allargate e certo non regnava il silenzio. Solo i momenti dei pasti e la sera, magari davanti al fuoco, erano momenti comuni  a tutti.
 
Il cibo era sacro, la terra doveva rendere per mangiare, il padrone era colui che prendeva il maggior frutto del loro lavoro. La cucina risuonava di tante voci, era il fulcro della casa, era la stanza più grande, con un tavolo enorme, tutti lì avevano il loro posto, il nonno era sicuramente capotavola e tagliava il pane per tutti.
Alle dieci era quasi una giornata intera di lavoro, gli uomini e le donne nei campi tornavano a casa per mangiare, si mangiava quello che c’era, quello che la natura donava, quello che nelle stagioni erano riusciti a conservare: formaggi, salumi, pane……
 
Un piatto che spiccava l’estate era la Pomodorata, gradito da tutti, soprattutto dai bimbi e solo per tradizione orale arriva a noi, ma vediamo come si prepara.
Facciamo un battuto di cipolla, lasciamo che si renda bionda nel nostro olio extravergine d’oliva.
Aggiungiamo un battuto di prezzemolo e di basilico, poco tempo sul fuoco non bisogna perdere i loro aromi.
Ora salsa di pomodoro, quella buona quella fatta con i pomodori che sanno di sole, mettiamone molta, aggiungiamo un poco di sale, lasciamo che dolcemente si restringa e prenda il sapore degli odori.
Dimentichiamo per una manciata di minuti il nostro tegame che lentamente sobbolle e in una terrina sbattiamo qualche uovo con pane grattugiato fine, un pò di sale e formaggio secco grattugiato, oggi usiamo il parmigiano, allora era formaggio di capra, di pecora o di mucca.
Quando la nostra salsa sarà bella rossa, aggiungiamo questa pastella e giriamo velocemente, l’uovo non deve cuocere subito ma diventare parte integrante della salsa.
Quando non vedrete più acqua e la salsa avrà una certa consistenza, spegnete il fornello, bastano alcuni minuti, il piatto è pronto.
Si mangia con tanto pane, sapete cosa vuol dire “companatico”? è una parola che mi sono sentita ripetere tante volte: è ciò che si mangia con il pane e per la cultura contadina, tutto si mangia con il pane, anche la frutta, la pancia doveva essere piena, non doveva sentire la fame, il companatico era sempre troppo poco.
Pomodorata quasi pronta

Pomodorata quasi pronta


 
Sono fortunata, mia madre e mio padre erano contadini, questa realtà me l’hanno raccontata, spesso con occhi lucidi, i valori della terra sono valori forti che hanno dentro il ciclo della vita, i limiti del tuo lavoro, i limiti che madre natura t’impone. Questo è un piatto che preparo spesso, amo vedere lo sguardo di mia figlia quando le dico “oggi pomodorata…” rivedo me stessa quando mia madre lo diceva a me.
Ora una domanda: quanto di voi conoscono questo piatto, quanti di voi vogliono aggiungere qualcosa al mio racconto? Chi proverà questo piatto? Aspetto con ansia le vostre risposte, per sapere se vi è piaciuto e per rinnovare la memoria che non deve essere perduta.

Pomodorata pronta!

Articolo di Katia Signorini