Invadere una fortezza si può!

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Colino etrusco (Foto di G.Casetti)

Ed io non solo l’ho invasa, ma l’ho anche razziata. Già a partire dal percorso per raggiungerla: una ripida salita in Porto Santo Stefano costeggiata da decine di terrazze decorate di primavera dalle quale ho saccheggiato i colori vivaci.
Una volta giunta in cima alla salita, a poca distanza dalla mia destinazione e con ancora il cuore in gola, ho rischiato di essere definitivamente rapita dal panorama mozzafiato scagliatosi su di me con tutta la potenza del suo profumo di brezza di mare.
Ripresami, con non poca fatica, dallo stordimento, dopo aver derubato il mio rapitore delle luminose scaglie d’argento che brillavano copiose sul suo mantello, ho ripreso il cammino verso la Fortezza Spagnola. Giunta nei suoi pressi ho capito subito che invaderla non sarebbe stata un impresa semplice: a picco sul mare e come unica possibilità di accesso una scala lunga e stretta sorvegliata in fondo da due valorose condottiere abili nella nobile quanto pericolosa arte delle visite guidate.

Anfore vinarie (Foto di G.Casetti)

Fortunatamente, in tempi di crisi come questo, è stato facile corromperne una: due euro sono stati sufficienti per farmi aprire le porte della Fortezza. Dopo aver quindi pagato dazio, ed essere furtivamente entrata in quel luogo fortificato, sono andata alla ricerca di tesori nascosti da trafugare, con la certezza di trovarne a iosa, considerato che molti relitti di imbarcazioni mercantili greche dirette verso la Francia erano stati ritrovati nei fondali dell’arcipelago toscano, ancora dotati di buona parte della mercanzia, molta della quale proveniente proprio dalle coste etrusche intorno al V sec. a.C.
Ed è stato così che mi sono ritrovata ad ammirare l’esposizione permanente “Memorie sommerse“: anfore vinarie perfettamente intatte, brocche di ceramica dipinte a mano ridotte in decine di pezzi e sapientemente restaurate, flauti piccolissimi per le minuscole dita etrusche, arnesi da lavoro, come ad esempio un calibro, esattamente identici a quelli che usiamo ancora oggi a distanza di duemilacinquecento anni, e poi … i colini! veri gioielli da esposizione!

Brocca di ceramica, dipinta a mano e restaurata (Foto di G.Casetti)

Per portar via tutti quei magnifici pezzi sarei dovuta andar su munita di almeno due o tre carri vuoti fuori ad aspettarmi, ma avendo a disposizione solo una piccola bisaccia, ho dovuto fare una cernita, sofferta a dire il vero… Ed alla fine ho deciso di appropriarmi furtivamente di un piccolo ma preziosissimo pezzo: il risveglio alla consapevolezza di vivere in una Terra, la Maremma Toscana, che è così tanto bella e così tanto buona, perchè è il risultato di profonde radici di storia, di arte e di cultura etrusca che gli stessi romani ammiravano e rispettavano. Mai bottino fu più ricco di questo!
Contributo di Giovanna per Maremmans