Il parlar di Maremma e dei Maremmani

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Paesaggio di Maremmans (Foto di Alessandro Fichera)

Della Maremma si parla in vario modo…per la natura, il sole, il mare, la storia, la cultura, l’enogastronomia.
Ma…c’è un altro ‘prodotto tipico’ di cui invece non si parla poi molto…i maremmani!
Quelli dal carattere a volte un po’burbero e duro, ma semplici, schietti e veri.
Tutti noi dalla terra proveniamo…se non il babbo, almeno il nonno…era contadino.
I maremmani sono stati forgiati da decenni di duro lavoro nella ‘maremma amara’ delle paludi, delle miniere e dei campi assolati del periodo del ‘solleone’.
E hanno sempre dovuto ‘tribolare’ molto in questa dura terra di paduli e di zanzare che portavano la malaria, con vanga e zappa, per farla divenire, nel corso dei secoli la bella terra ridente ed accogliente che è oggi.
Uomini e donne dediti ad una vita di duro lavoro, mai però hanno abbandonato i valori veri della vita come l’amore, l’amicizia, la voglia di comunicare, la libertà e senza invidia per nessuno.
Forti del saper contare comunque e sempre su se stessi, sul non darsi mai per vinti e non chiedere niente a nessuno.
Spesso ironici, di un ironia bonaria ma pungente.

Maremmani durante le feste paesane (Foto Fabrizio D’Ascenzi)

Contro le ingiustizie e i soprusi.
Anche il nostro modo di parlare, che un vero dialetto neppure è….ma solo un italiano un po’ storpiato ‘per comodità’, è espressivo, immediato per esprimere impressioni e pensieri e rende subito l’idea, con una sola parola.
C’è anche chi ha scritto di noi, chi in prosa chi in poesia, fotografandoci per quello che siamo o come agli altri appariamo

…Devi esse un omo che nun ha paura di chiama’ pane il pane e vino il vino, e nun conosce remore e censura, modi cortesi senza fa il lecchino, e guarda’ in faccia sempre le persone, parlando a quelle triste e a quelle bone
…Devi esse pronto alla burletta e a fatti un gotto pure di mattina, esse coerente e nun volta’ giacchetta e in politica un fare la manfrina, senza da’ retta a quelli che a ogni passo il cervello lo portano all’ammasso

( Forse attribuibile a Giuseppe Giusti)

Maremmani e la rievocazione della tradizione (Foto Michele Guerrini)

Morbello Vergari, poeta maremmano, ha raccontato, nei suoi innumerevoli scritti, i maremmani in ogni loro pregio e in ogni lor difetto.
Volendo raccontarli dai fatti quotidiani e dalle scene di vita, tristi o ridanciane che siano.

Nun canto i cavlier, l’armi, gli onori, come un dì fece il grande Ludovico. Le guerre infami, i sanguinanti allori; di tutto questo non mi importa un fico; ma i lavoranti, l’ape, i campi,i fiori. Le cose grandi solamente, dico

(Morbello Vergari)
Curzio Malaparte in ‘Maledetti toscani’

Chi entra in Toscana si accorge subito di entrare in un paese dove ognuno è contadino. Ed esser contadino da noi non vuol dire soltanto saper vangare, zappare, arare, seminare, potare, mietere, vendemmiare: vuol dire sopra tutto saper mescolare le zolle alle nuvole e far tutt’una cosa del cielo e della terra…Uno specchio il cielo toscano, così vicino che lo appanni col fiato: monti e poggi e nuvole, e tra quelli le ombrose valli, i prati verdi, i campi dai solchi diritti (e quando è terso vedi nel fondo, copme in un’aacqua limpida, le case, i pagliai, le strade, le gore, chiese).

(Curzio Malaparte – Maledetti Toscani)
Questa la Maremma di oggi…disegnata però dal duro lavoro dei tenaci maremmani di ieri.
Contributo di Giuseppina per Maremmans