Sui Maremmani

Notti nella terra di Maremma
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Ma vi ricordate com'era?
2 Giugno 2015

Della Maremma si parla in vario modo: per la natura, il sole, il mare, la storia, la cultura, l’enogastronomia…
Ma c’è un altro ‘prodotto tipico’ di cui invece non si parla poi molto: i maremmani!
Quelli dal carattere a volte un pò burbero e duro, ma semplici, schietti e veri.
Tutti noi dalla terra proveniamo, se non il babbo, almeno il nonno era contadino.
I maremmani sono stati forgiati da decenni di duro lavoro nella ‘Maremma Amara’ delle paludi, delle miniere e dei campi assolati del periodo del ‘solleone’.

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Foto Giuseppina Detti


E hanno sempre dovuto ‘tribolare’ molto in questa dura terra di paduli e di zanzare che portavano la malaria, con vanga e zappa, per farla divenire, nel corso dei secoli la bella terra ridente ed accogliente che è oggi.
Uomini e donne dediti ad una vita di duro lavoro, mai però hanno abbandonato i valori veri della vita come l’amore, l’amicizia, la voglia di comunicare, la libertà e senza invidia per nessuno. Forti del saper contare comunque e sempre su se stessi, sul non darsi mai per vinti e non chiedere niente a nessuno.
Spesso ironici, di un ironia bonaria ma pungente. Contro le ingiustizie e i soprusi.
Anche il nostro modo di parlare, che un vero dialetto neppure è, ma solo un italiano un pò storpiato ‘per comodità’, è espressivo, immediato per esprimere impressioni e pensieri e rende subito l’idea, con una sola parola.
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Foto Giuseppina Detti


C’è anche chi ha scritto di noi, chi in prosa chi in poesia, fotografandoci per quello che siamo o come agli altri appariamo:

Per esse maremmano
.……..
Devi esse un omo che nun ha paura
di chiama’ pane il pane e vino il vino,
e nun conosce remore e censura,
modi cortesi senza fa il lecchino,
e guarda’ in faccia sempre le persone,
parlando a quelle triste e a quelle bone.
…………
Devi esse pronto alla burletta
e a fatti un gotto pure di mattina,
esse coerente e nun volta’ giacchetta
e in politica un fare la manfrina,
senza da’ retta a quelli che a ogni passo
il cervello lo portano all’ammasso.                                ( Forse attribuibile a Giuseppe Giusti)

Morbello Vergari, poeta maremmano, ha raccontato nei suoi numerosi scritti, i maremmani in ogni loro pregio e in ogni lor difetto. Volendo raccontarli dai fatti quotidiani e dalle scene di vita, tristi o ridanciane che siano.

Nun canto i cavlier, l’armi, gli onori,
come un dì fece il grande Ludovico.
Le guerre infami, i sanguinanti allori,;
di tutto questo non mi importa un fico;
ma i lavoranti, l’ape, i campi,i fiori.
Le cose grandi solamente, dico.   (Morbello Vergari)

 
Curzio Malaparte in ‘Maledetti toscani’

Chi entra in Toscana si accorge subito di entrare in un paese dove ognuno è contadino. Ed esser contadino da noi non vuol dire soltanto saper vangare, zappare, arare, seminare, potare, mietere, vendemmiare: vuol dire sopra tutto saper mescolare le zolle alle nuvole e far tutt’una cosa del cielo e della terra…
Uno specchio il cielo toscano, così vicino che lo appanni col fiato: monti e poggi e nuvole, e tra quelli le ombrose valli, i prati verdi, i campi dai solchi diritti (e quando è terso vedi nel fondo, come in un’acqua limpida, le case, i pagliai, le strade, le gore, chiese).

(Curzio Malaparte – Maledetti Toscani)
Questa la Maremma di oggi, disegnata però dal duro lavoro dei tenaci maremmani di ieri.