di Paola Palombi
Sto seduta sul divanetto con l’espressione annoiata di chi vorrebbe essere altrove. La mia occhiata sconfortata si sposta dalla fila immobile davanti all’impiegato, alle persone e alle macchine che, oltre il vetro, mi scivolano, frettolose, davanti agli occhi. Il contrasto è stridente.
Allora torno di nuovo dentro e abbassando lo sguardo verso la borsa, noto il mucchietto di fogli appoggiati sul divano proprio vicino a me. Leggo sempre tutto quel che capita e anche questa volta non mi smentisco: d’istinto prendo il fascicoletto e comincio a sfogliarlo.
L’angolo delle ricette attira la mia attenzione. Sono ricette antiche, quelle che la memoria ha lasciato andare a fondo e che quando tornano a galla ti risucchiano indietro. “Finalmente il paradiso” penso o forse lo dico a bassa voce, perché vedo una persona della fila voltarsi verso di me. Faccio finta di niente, ripiego la pagina con la ricetta bene in vista, e la infilo dentro la borsa.
Per diversi giorni rimane in prima fila nel portacarte, mi osserva scrivere, leggere, fare ricerche e anche solitari, in attesa del suo momento Che finalmente arriva.
Foto Paola Palombi
Foto Paola Palombi
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