A me piace molto camminare per sentieri. In questa zona ci sono diverse passeggiate da fare e io sono piuttosto mattiniera: posso quindi andarmene a zonzo quando ancora le temperature sono gradevoli.

Foto Rita Marzano
Questa mattina ho deciso di andare a vedere la fonte sotto
Rocchette di Fazio. Ci si arriva per un sentiero che è stato ripulito di recente: ci vogliono le scarpe giuste, perché non lo definirei agevolissimo; ma ne vale la pena. E’ un luogo che appare inviolato e fantastico.
La chiamano
Fonte Leopoldina, perché restaurata da Leopoldo di Lorena nel 1783. Quindi era lì già da prima. Ma da quanto?

Foto Rita Marzano
Il posto è suggestivo, proprio sotto il paese di Rocchette, dalla parte dell’
Ospedaletto Templare. L’ospedaletto era edificato fuori delle mura, come rifugio per i pellegrini che arrivassero nottetempo, a porte chiuse: ospedaletto quindi non in senso sanitario, ma come
luogo di accoglienza.
Dunque, da quella parte, arrivando a Rocchette c’era una fonte, costituita da una cisterna con un’apertura, che ancora oggi contiene
acqua freschissima, almeno all’apparenza assai limpida, e da una vasca. Certo, sulla rocca c’era un’altra cisterna: ma dentro e in cima al paese. Qui potevano abbeverarsi gli animali o rinfrescarsi le persone.

Foto Rita Marzano
Un povero pellegrino, in viaggio da giorni, impolverato sudato e con i piedi dolenti, quante lodi al Signore avrà potuto indirizzare arrivando a questa fonte sotto il paese? Se Umberto Eco ne avesse saputo l’esistenza, magari l’avrebbe inserita ne “Il Nome della Rosa”: magari avrebbe immaginato una scena col frate Dolciniano che si immerge gioioso nella vasca dopo aver affrontato l’erta per salire al paese.
Così doveva essere, quando accogliere i viandanti stranieri era sentito come un dovere.