Volare in parapendio fra l'Amiata e la Maremma

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Verso la fine degli anni Ottanta, guardando una pubblicità in televisione, vidi due alpinisti francesi che, una volta giunti sulla cima del Monte Bianco, disfecero il loro paracadute sulla neve e dopo una breve corsa si librarono nel vuoto con le velature gonfie sulle loro teste.
Stava nascendo in Francia “le parapente“; il parapendio, benché ancora rudimentale e troppo vicino ad un paracadute piuttosto che ad una vera macchina volante. Conoscevo il mondo del paracadutismo avendolo praticato qualche anno prima, ma quello che mi rapì dal filmato, fu la libertà che il gesto dei due alpinisti m’ispirò; librarsi in aria come un deltaplano ma senza l’ingombro di quest’ultimo e senza altri vincoli, se non portandosi dietro un semplice zaino.
Intravidi da subito lo sviluppo che avrebbe avuto questa disciplina e la mia mente cominciò a spaziare sui rilievi del mio territorio, immaginando di viverlo in una dimensione diversa dal solito, quella del volo. All’inizio degli anni Novanta, questo sogno cominciò a concretarsi tramite uno sparuto gruppetto di appassionati che, dopo brevi esperienze fatte in giro per l’Italia, cominciarono a volare sui nostri monti e le nostre colline, ed io ne facevo parte. Lo ricordo come un periodo avventuroso e sperimentale per questa disciplina, pericoloso senza dubbio, ma romantico e affascinante.
 

Ci aiutò in questo un ragazzo dolomitico già pilota di deltaplano e istruttore di volo libero, ex alpino paracadutista, con trascorsi anche come parà della Legione Straniera Francese, (quindi nonostante la giovane età, con notevole esperienza in materia). Sono passa trent’anni dalla prima discesa planata dal Monte Bianco effettuata dagli alpinisti francesi e poco meno dai nostri primi emozionantissimi voli dal Monte Elmo o dai rilievi di Selvena, come da quelli arcidossini del Monte Aquilaia, (dove attualmente ha sede un club di volo).
La tecnologia riguardo al parapendio ha fatto passi giganteschi, così come l’esperienza dei piloti che in questi anni, hanno imparato a conoscere le problematiche dell’aerologia, acquisendo un bagaglio tecnico notevole, a tutto vantaggio di prestazioni e sicurezza.
Il mondo del volo libero in parapendio si è evoluto, disciplinato, con gare regionali, nazionali e mondiali, con record di altezza raggiunta, distanza percorsa e permanenza in volo. Spronato da un busisness sempre più serrato , ha sfornato attrezzature specifiche, strumentazioni e quant’altro permetta performance veramente notevoli e insperate soltanto fino qualche anno fa.
Il nostro territorio, purtroppo o per fortuna è rimasto fuori da tuo questo, vuoi per la poca promozione che egoisticamente abbiamo fatto, vuoi per la scomodità nel raggiungerlo dai centri più importanti e non ultimo per la conformazione orologica, che non aiuta ad avere prestazioni gratificanti da subito, come al contrario succede in altre zone italiane.
 
Avendo condizioni volabili di un certo interesse con attività termiche abbastanza sostenute, è cosa poco gradita ai più midi o poco esperti, altrimenti in condizioni più tranquille, va interpretato e capito grazie alla “frequentazione”, non sempre possibile da chi non abita in zona. Tantomeno si prestava alla nascita di una scuola di volo, che richiedeva spazi più ampi e liberi da ostacoli, adatti a perdonare errori di pilotaggio degli allievi.
 
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Per contro è rimasto un territorio che se rispettato e sfruttato al momento giusto, continua a regalare voli bellissimi, sia tardo pomeridiani, quando la brezza del mare sostiene i nostri mezzi volanti sopra la catena collinare fra Elmo e Selvena, nei comuni di Castell’Azzara e Sorano, o sopra le creste rocciose prospicienti il Monte Labbro e il Monte Aquilaia, nel comune di Arcidosso. Questo permette al pilota di godere in totale tranquillità dei panorami offerti dalle colline, dalla Maremma, fino giù al mare dell’Argentario all’orizzonte. Consente però, di realizzare anche voli più impegnavi e tecnici, fatti nelle ore centrali della giornata, quando forti attività termiche sviluppano dal riscaldamento solare dei pendii e della antistante valle del fiume Fiora, convogliando sopra i rilievi, colonne ascensionali che permettono guadagni di quota notevoli e possibilità di percorrenze di tuo rispetto, pur essendo una catena montuosa isolata e poco estesa.
 
Le varie esperienze volatorie che ognuno di noi piloti della zona, ha fatto o sta sperimentando in altri siti di volo molto più prestanti a questo sport, come l’Appennino centrale o la fascia prealpina o alpina, non ci allontanano dalla gratificazione di un volo sopra il territorio in cui siamo cresciuti o vissuti. Come non ha eguali condividere questo con un pilota che visita e vola in zona per la prima volta e nel vederne l’emozione e l’euforia una volta a terra.
La dimensione aria permette di guardare con occhio diverso quello che si sorvola e che siamo abitua a vivere dal suolo. Ricordo la meraviglia che provavamo le prime volte che i mezzi e l’esperienza, ci permisero di salire alcune centinaia di metri sopra le colline dalle quali eravamo decollati, è la stessa meraviglia che ci pervade oggi, tutte le volte che la condizione si ripete.
 
Siamo fortunati per essere sta i pionieri di questo sport, siamo fortunati ad essere ancora qui a raccontarlo, per sperare di condividere emozioni con chiunque sia incuriosito da quest’aspetto “diverso” della nostra terra.
 
Testo e foto di Riccardo Donati