Melodia del Vino a Rocca di Frassinello

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A volte ci si sbaglia. E quando ci si sbaglia la cosa più semplice è ammetterlo.
Quando su Poggio La Guardia cominciai a veder spuntare quel lungo edificio che si diceva essere progettato da Renzo Piano, io – che abitavo a pochi chilometri dal sito – pensai ad uno schiaffo al paesaggio. Quando poi quel fabbricato crebbe in altezza con la realizzazione di una torre che nulla aveva a che fare con la morbidezza delle colline circostanti, pensai ad una stravaganza eccentrica rispetto al territorio.
A questo pensavo recandomi a Rocca di Frassinello per l’unico concerto del Festival internazionale Melodia del Vino quando, alla fine di una strada che sicuramente potrebbe essere meglio manutenuta, apparve il profilo della Cantina: non fu il contrasto tra la linearità del manufatto e la rotondità del paesaggio a colpirmi ma come esso, per il suo colore rosso che ricordava i terreni ferrosi di quelle colline che non a caso si chiamano “metallifere”, era diventato quasi elemento identitario del paesaggio; e pensavo alla fascinazione che avevo subìto la prima volta che avevo visitato la barricaia – cuore della Cantina – con la sua forma di anfiteatro a pianta quadrata nel quale le barriques stanno sulla gradinata, spettatrici di una scena illuminata dai raggi del sole convogliati all’interno attraverso un sistema di specchi.
 

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Foto Nino Costa


Il Festival Melodia del Vino nasce sull´impronta del suo gemello francese Grands Crus Musicaux, con l’intento di coniugare l’amore per la musica e i grandi vini e di proporsi come “ponte” tra le eccellenze di Toscana e Francia, ragion per cui Regione Toscana, Toscana Promozione e Fondazione Sistema Toscana decisero di aderire fin dalla prima edizione nell´estate 2011.
Alla sua V edizione, il Festival ha ospitato a Rocca di Frassinello – che già nasce come partnership fra la tradizione enologica francese e quella toscana – il concerto “Classico in Jazz con echi etruschi”, con protagonisti Stefano “Cocco” Cantini (sassofoni e una interessante parentesi di flauti “etruschi”) e Simone Zanchini (fisarmonica).
La famiglia Panerai, e Paolo Panerai in primo luogo, in questi anni hanno infatti puntato a far diventare Rocca di Frassinello un polo di aggregazione di arte e cultura sotto il segno del vino; e l’evento tutto ha raccontato questa attenzione.
 
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Foto Vanda Peccianti


Il pubblico è stato accolto nel grande atrio a vetri dall’opera Rapture of the Grape del fotografo/artista David Lachapelle, scoperto negli anni ’80 da Andy Warhol, diventata anche l’etichetta del vino in edizione limitata con cui Rocca di Frassinello ha celebrato l’anniversario delle 10 vendemmie.
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Foto Vanda Peccianti


Lo sguardo distratto delle due figure e l’attenzione partecipe dei sommelier FISAR hanno guidato la degustazione di vini della Tenuta: il Vermentino e il Poggio alla Guardia – Vigne Alte; la degustazione è stata accompagnata da assaggi di panzanella mignon, bocconcini di mozzarella e pomodorini, tartine di pane con ottimo prosciutto crudo (entrambi toscani) e quadrotti di buona schiaccia.
Il titolo del concerto del duo Cantini/Zanchini, “Classico in Jazz con echi etruschi”, non è casuale; infatti, da una parte rappresenta un omaggio alla necropoli etrusca di San Germano da poco inaugurata presso l’area archeologica “Rocca di Frassinello” e alla mostra “Gli Etruschi e il vino a Rocca di Frassinello” allestita negli spazi della cantina, dall’altra si riferisce all’interessante operazione avviata da Stefano Cantini di ricostruzione di strumenti a fiato di periodo etrusco e romano, a partire da ritrovamenti di reperti archeologi – in particolare il flauto rinvenuto nel relitto di nave arcaica naufragata al largo dell’Isola del Giglio – e dall’iconografia esistente.
 
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Foto Vanda Peccianti


 
La mostra ruota sullo stamnos attico, decorato con un pregevole corteo dionisiaco e, quindi, riferibile ad una antica cultura del vino, e sul kantharos, grande coppa per bere diffusa in ambito greco ed etrusco.
 
Luisa Baldeschi

Foto Luisa Baldeschi


Entrambi gli oggetti, oltre all’intrinseco valore storico e culturale, assumono particolare significato proprio nella location dove sono esposti, in una mostra interattiva e multisensoriale che porta il visitatore ad assaggiare il vino conciato alla maniera etrusco/romana, con aggiunta di miele, spezie e petali di rosa.
 
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Foto Nadia Poltronieri Kantharos (copia) pronto per la mescita del vino aromatizzato


 
Esperienza multisensoriale si diceva: l’olfatto e il gusto solleticati negli assaggi dei vini, l’occhio appagato dalla stupenda vista dei colli di Maremma e dalla bellezza dell’opera di Renzo Piano, persino il senso del tatto che trovava un ruolo nelle spezie del vino aromatizzato che sentivi in bocca…. e adesso finalmente toccava all’udito.
Tutti in barricaia e inizia il concerto. “Cocco” Cantini ai sassofoni e Simone Zanchini alla fisarmonica, e io non pensavo neanche che la fisarmonica potesse essere uno strumento jazz….: adesso lo so!
Brani originali, per lo più composti dai due musicisti, ma anche classici quali Les Feuilles mortes e una Cinema Paradiso da brividi, suonati magistralmente davanti ad un pubblico di un paio di centinaia di spettatori, in un teatro gremito di barriques.
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Foto Nadia Poltronieri


L’intermezzo durante il quale “Cocco” Cantini ha prima raccontato il percorso di ricerca, archeologica e musicologica, sui “modi” e gli strumenti musicali usati nella civiltà etrusca, e poi eseguito con flauti in bosso derivati da quella ricerca due brani, le cui sonorità mediterranee potrebbero essere le stesse della musica etrusca, ha rappresentato un momento peculiare del concerto.
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Foto Nadia Poltronieri


Una giornata particolare non poteva non trovare una degna conclusione in una cena servita sul “sagrato” in cotto della Cantina al chiaro dell’ultimo quarto di luna crescente, in una magnifica serata maremmana, in compagnia di amici speciali, in un posto d’incanto.
A volte ci si sbaglia. E quando succede la cosa più semplice è ammetterlo.
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Foto Vanda Peccianti


Un breve assaggio del concerto…

 
Testo di Nino Costa