La trebbiatura in Maremma

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Tempo di “tribbiatura”…

Le messi sono ormai dorate e pronte per essere tagliate per completare il ciclo naturale delle colture.

I campi sono tutto un brulichio di trattori, rimorchi e mietitrebbie che raccolgono e trasportano il prezioso seme dopo un lungo anno di duro lavoro, e con il timore che il raccolto venisse rovinato dalle stagioni a volte pazze.

Al tempo dei nostri nonni, quando ancora la tecnologia non era venuta in aiuto dell’uomo, si faceva tutto a mano, la segatura del grano con la falce, la legatura dei fasci di spighe, detti balzi, la loro riunione in cordelli, nell’attesa di essere mietuti dalla tribbia a fermo.

La trebbia aveva il motore a scoppio alimentato a petrolio e veniva spostata da un podere all’altro trainata dai buoi.

trebbiatura in maremma toscana
 Momenti della trebbiatura (Foto Enrichetta Traditi)

I balzi venivano portati nell’aia, depositati sul terreno con le spighe rivolte verso l’interno, in modo da formare un rettangolo, che con il sovrapporsi degli strati diventava un parallelepipedo, chiamato barcone.
I barconi venivano poi tribbiati.
Il raccolto era importantissimo: su di esso si basava l’economia di tutta la famiglia. 
Le donne aiutavano in ogni modo, con la falce e gli altri arnesi o portando le bevande, la colazione, il pranzo e la merenda, che venivano consumati direttamente nei campi.
Il caldo era opprimente. L’ombra di una quercia, non posta a caso nel mezzo del campo, dava un po’ di sollievo.
 

trebbiatura maremma toscana
All’opera (Foto Giuseppina Detti)

Il poeta Guelfo Civinini a proposito dei braccianti maremmani di qualche decennio fa dice:
“un viso scarnito, color delle mele cotte certe mani secche che parevan di legno […] li rivedo ancora il dorso nudo, il cappello di paglia imbottito di foglie di quercia per meglio resistere al sole; le dita di una mano difese contro il pericolo della falce da involucri di canna, il como di bue appeso alla cintura, con dentro, immerso nell’acqua la pietra per arrotare”.
Oggi è tutto più facile e meno faticoso, ma non meno emozionante: si raggiunge un obbiettivo, si chiude un cerchio…è quasi come portare a termine una gravidanza…dopo nove mesi di lavoro nella speranza di poter raccogliere il frumento ‘sano, tanto e bello’.
Ogni anno in Maremma, in varie location, si rievoca la trebbiatura con feste e manifestazioni per mantenere viva la tradizione di quello che una volta era un duro lavoro sotto il sole cocente.
 

trebbiatura maremma toscana
Trebbiando (Foto Barbara Frezza)

Una leggenda legata alla trebbiatura e a Sant’Anna.
Quando l’aia sprofondò… in Maremma c’era l’usanza che per la festa di Sant’anna si interrompessero i lavori di trebbiatura.
Narra la leggenda che un contadino decise di lavorare anche nel giorno dedicato alla santa.
Si dice che i cerchi concentrici tracciati dai buoi che calpestavano le spighe divennero un vortice che sprofondò inghiottendo l’aia e tutto quel che conteneva.
Infine, la buca si riempì d’acqua.
In Maremma si racconta di un luogo in cui sarebbe sprofondata l’aia: si udirebbe ancora il rumore degli zoccoli.
C’è chi dice che la leggenda ebbe luogo nella zona di Orbetello, altri ritengono che sia invece, nei dintorni di Massa Marittima, il lago dell’Accesa.
 
Contributo di Giuseppina per Maremmans