Nonna Rosina nacque in Casentino nell’ultimo quarto dell’800; penso fosse di famiglia agiata perché, nonostante donna, i suoi genitori la mandarono a scuola: ma solo fino alla terza elementare perché, dopo, le classi diventavano miste! A 17 anni sposò nonno Ghigo (Federigo, ma per me è sempre stato Ghigo):
Nonna, ma tu e nonno Ghigo, dove siete andati in viaggio di nozze?”. “Io? In viaggio di nozze con uno che non conoscevo….?!” .
Avevamo in affitto il podere a Roselle ed io avevo l’incombenza della casa e dei figli: non m’occupavo d’altro, io. Ma quando venne la guerra e tutti gli uomini partirono, anche nonno Ghigo, mi ritrovai da sola a mandare avanti la casa e l’azienda”
Io ho sempre pensato che quel momento, per lei così drammatico, abbia fatto emergere la sua parte autoritaria: da allora, anche dopo il ritorno di nonno Ghigo, non ha mai smesso di comandare, fino a quando, ormai quasi centenaria, decise che era l’ora di andarsene.
Signorina Amadori, io mi divertirò a bocciarla”, “E io mi divertirò a non venire più a scuola….”.
A quel punto si dedicò all’azienda di famiglia, spesso in rotta di collisione con la sua mamma; sul trattore era un asso, vinse anche gare di gimcana con trattori a livello nazionale, in casa era l’unica che faceva l’orto e con gli animali era imbattibile.
Nella impalpabile presenza dei miei genitori, quelle due donne hanno segnato la mia vita: nonna mi ha insegnato le regole, a rispettare la natura e a riconoscere le piante selvatiche, zia Lilia mi ha trasmesso il rispetto per gli animali e il piacere di fare l’orto per casa.