Chi era Beppe Belli?

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Per caso, ho ritrovato un libricino di poco più di 60 pagine edito nel 1999, dal titolo: “Beppe Belli maremmano scherzoso e ribelle”, autore un certo Tosibelli, pseudonimo (nickname) di un tal Duilio Tosi abitante a Grilli, frazione del Comune di Gavorrano.

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Copertina libro (Foto di A.Martinelli)

Chi, nato a Giuncarico o chi con questo borgo maremmano abbia avuto una qualche familiarità, non può non aver avuto sentore di un personaggio, di nome appunto Beppe Belli, rimasto seppur in modo appannato tra le leggende paesane.
Ma chi era Beppe Belli (Lamberto Belli il vero nome)?
Niente più che un maremmano “buontempone” vissuto tra 800 e 900 (precisamente 1876-1931), votato allo scherzo, al gesto e alla risposta repentina, ovviamente ironica, gettata con elementare e bonario sarcasmo sui personaggi tipici del potere istituzionale come giudici e carabinieri, o piccoli proprietari, rappresentativi del potere economico, ma anche gente comune e paesani.
Vissuto in un’epoca, dove stavano fiorendo le idee socialiste, anche se predominava nei comportamenti un anarchismo più caratteriale che politico, accanto ad un’inconsapevole accettazione e accondiscendenza ai poteri costituiti, Beppe Belli, proprio per il suo modo di fare e di essere, incarnava bene l’indole umana del suo tempo.
In ragione di ciò, consacrato come “macchietta”, raggiunse una popolarità ben oltre il paese natio.
Faceva arrabbiare, ma rallegrava quelli che gli stavano attorno, sicuramente stimolato ed esortato a compiere le sue “fanfaronate”.
Erano le vittime stesse delle sue spiritose imprese a giustificare e magari a riferire di come e quando erano stati obbiettivo delle mire beffarde di Beppe Belli.

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Campanile Chiesa S.Egidio Giuncarico (Foto A.Martinelli)

Alla festa del paese, Beppe scommise con un parente che avrebbe fatto smettere di suonare la banda. Dopo aver preso per le falde della giacca un carabiniere, provocando un maldestro girotondo, causò la caduta del militare proprio sui suonatori della banda che infatti interruppero, almeno momentaneamente, la loro esibizione.
Qualche tempo dopo, al giudice che lo stava condannando per quell’azione, dopo aver volto lo sguardo alla scritta sul muro: “la legge è uguale per tutti”, chiese di leggergliela (non era analfabeta ma si faceva passare per tale) e subito replicò sul contenuto di ciò che lì era riportato, in quanto nel caso suo specifico, tanti giri aveva fatto lui e tanti ne aveva fatti quel carabiniere che, lui stesso, aveva preso per la giacca; facendo perciò intendere al suo accusatore che la sentenza doveva essere inevitabilmente equa.
Ebbe comunque una lieve punizione. Un piccolo proprietario che provava simpatia per Beppe e che gli offriva ogni tanto qualche lavoretto, gli propose di andare a raccattare le ghiande in un suo podere, dove erano due grandi querce, con la proposta di “fare a metà” della raccolta.
Passato del tempo senza che il proprietario avesse avuto informazioni di come procedeva il lavoro, trovato Beppe in paese, chiese ragguaglio. Con grande sicurezza Beppe affermò che la propria metà, cioè una sola quercia delle due, l’aveva raccolta ormai da tempo, proprio così come era stato pattuito.
Il proprietario comprese l’ironico atteggiamento di Beppe e pur bofonchiando, non potè che prendere atto, divertito, della situazione della quale era rimasto vittima.

Chiesa di S.Egidio di Giuncarico (Foto A.Martinelli)

Vivendo di qualche lavoretto tra un podere e l’altro, tra un campo e un altro, essendo “giovanotto” e senza averi, Beppe si propose in una specie di testamento, anzi di testimonianza della sua esistenza ultraterrena, non essendo battezzato e poco incline a religioni e ideologie, scrisse o lasciò come disposizione orale questo:

“Quando sarò morto preferirei essere lasciato in un bosco all’aperto…. Così sarò utile alla terra e se passa un cane e mangia un pezzetto di Beppe, Beppe Belli camminerà anche dopo morto. Se passerà un uccello e mi becca, Beppe volerà anche dopo morto. Poi con le ossa che rimarranno vorrei che si facessero i fusilli dei clisteri (“cristeri” in Maremma) così Beppe va in c… a tutti anche dopo morto!”
Sono molte le storielle riportate nel libricino, tutte orientate al racconto delle peripezie sarcastiche di Beppe Belli, il quale, nella genuinità e bonarietà della sua figura umana, può essere visto, scomodando impropriamente la terminologia sociologica, come il “tipo ideale” di un modo di essere maremmano.
Di un’epoca certamente ormai lontana, ma che vivifica l’immaginario di una terra come la Maremma, composta di tante microstorie, delle quali Beppe Belli è sicuro artefice e personaggio.
Contributo di Andrea Martinelli per Maremmans