Aspetti del paesaggio minerario in Maremma: Portiglioni

Una domenica d’autunno in Maremma… ma potrebbe essere anche lunedì
10 Novembre 2015
Aspetti identificativi del paesaggio in Maremma: il paesaggio minerario.
20 Ottobre 2015

Se vi capita di percorrere la strada che dal Puntone, costeggiando il porto di Scarlino, va in direzione di Terrarossa, poco prima dell’inizio del sentiero che conduce a Cala Martina e, quindi, a Cala Violina troverete una piccola deviazione che vi porterà in un mondo assolutamente inaspettato: un piazzale con delle strane colonne in mattoni e pietra che dominano il golfo di Follonica  fino all’Elba. Archeologia? Sì! ma archeologia industriale, il capolinea dell’attività mineraria nelle Colline Metallifere.
 
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Infatti, il paesaggio minerario in Maremma è fatto anche di manufatti, alcuni ancora presenti nel territorio altri fisicamente perduti ma esistenti come memoria storica; in particolare merita ricordare l’Archivio fotografico Edison che comprende le raccolte fotografiche delle aziende che negli anni si sono fuse nell’unico gruppo oggi denominato Edison, la parte più consistente delle quali è costituita dal fondo Montecatini, società che fino alla costituzione di ENI ha gestito gran parte delle miniere maremmane. Tra le opere a servizio dell’attività mineraria vi sono quelle per il trasporto dei minerali estratti.
Agli inizi del ‘900 la Montecatini commissionò la costruzione di una teleferica lunga 20 km per il trasporto del minerale di rame dalla miniera di Boccheggiano a Scarlino Scalo.
 

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Stazione della teleferica a Scarlino (1913): foto tratta da AA.VV., Scarlino, viaggi della pirite per mare e per terra (2006)


 
Negli anni successivi il trasporto per teleferica venne esteso a tutte le miniere di pirite dell’alta Maremma e la stazione di Scarlino divenne la stazione di arrivo delle teleferiche provenienti dalle miniere di Gavorrano, Niccioleta e Boccheggiano – per la successiva spedizione via ferrovia per il mercato interno – e dal 1919 la stazione di partenza della teleferica per Portiglioni, presso il Puntone, per la spedizione via nave in tutta Europa. Il sistema delle teleferiche, ampliato in varie fasi fino al 1930, raggiungerà uno sviluppo di 45 km.
 
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Pilone della teleferica nella rada di Portiglioni (1949); foto tratta da Adriano Betti Carboncini, Portiglioni, Porto industriale di Terra Rossa.


 
Dal 1916 al 1921 la Montecatini realizzò a Portiglioni un silo da 10 mila tonnellate per lo stoccaggio della pirite proveniente dai vari siti minerari e un impianto di carico e spedizione: queste infrastrutture comprendevano un centro di raccolta e smistamento e un ramo di teleferica proteso in mare per 200 metri in grado di caricare 175 tonnellate l’ora; nel 1938 la quasi totalità delle piriti esportate dall’Italia partivano da Portiglioni!
 
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Pilone di attracco delle navi per il carico della pirite; sullo sfondo il silo in muratura per lo stoccaggio del minerale; foto tratta dall’Archivio fotografico Edison.


 
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Stazione di arrivo della teleferica proveniente da Scarlino Scalo con la stazione di carico e smistamento della pirite; foto tratta dall’Archivio fotografico Edison.


 
I carrelli provenienti da Scarlino Scalo arrivavano alla stazione di carico e smistamento di Portiglioni dove, mediante un sistema automatico di sganciamento, scaricavano la pirite nel silo; in una galleria sottostante  il minerale veniva caricato su carrelli e, mediante il braccio di teleferica a mare, trasferito alle navi attraccate al pilone di attracco.
 
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Pilone di attracco delle navi e teleferica con i carrelli sospesi; foto tratta dall’Archivio fotografico Edison.


 
Gli impianti rimarranno in funzione fino al 1977. Nel tempo infatti l’impianto di spedizione, costruito per l’ormeggio dei velieri, divenne irraggiungibile per le ormai troppo grandi navi mercantili, costringendo ad una onerosa operazione di trasbordo del minerale dal pilone agli scafi ormeggiati in rada con grandi barconi di appoggio: l’intero sistema, non concorrenziale, portò all’abbandono del sito.
La bonifica ambientale del sito di Portiglioni ha condotto allo smaltimento dei consistenti quantitativi di pirite ancora giacente nel silo, alla demolizione di parte delle opere ancora esistenti, in particolare le opere a mare, e allo smantellamento di quasi tutte le infrastrutture rimaste: oggi permangono, risistemati e bonificati, il silo in muratura e la galleria sottostante. 
Oggi il sito è utilizzato sporadicamente e grazie all’impegno di associazioni private come L’Oro di Scarlino, che ha avviato ad utilizzarlo come luogo di eventi culturali; ma la sua invidiabile localizzazione in posizione scenografica, la struttura assolutamente singolare e l’aria magica che si respira nel sito, soprattutto al tramonto, ne sollecitano una valorizzazione – culturale, turistica, ricreativa … – ed una fruizione più generalizzata.
 
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Testo di Nino Costa