Ancora Tirli…..

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Tirli


Approfitto della visita guidata, offerta dal comune di Castiglione della Pescaia, per rivedere il piccolo borgo di Tirli. Raggiungo, a lunghi passi, quasi ansimante, i partecipanti e la guida Valentina vicino alla chiesa di Sant’Andrea, la chiesa seicentesca annessa al vecchio convento agostiniano, ora destinato ad abitazione del Parroco e ad uso privato.
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Chiesa Sant’Andrea


 
L’ interno della chiesa è straordinario. L’impatto è veramente notevole, gli occhi sono letteralmente attratti dagli altari barocchi in gesso, ma lo stupore, che sorprende il viandante stesso, è di trovarsi davanti alle reliquie di San Guglielmo di Malavalle, si Lui, il Santo Patrono che fu cavaliere francese appartenente alla famiglia ducale d’Aquitania e discendente da una nobile famiglia del Poitou. Avendo condotto una vita immorale e sregolata, intorno all’anno 1140, fu addirittura scomunicato da Papa Eugenio III.
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E pensare che strana la vita, lo stesso uomo, la stessa persona…. ma ad un tratto un altro uomo… cambiato da Cristo, l’incontro che gli cambiò letteralmente la vita, lo stesso uomo….. ma un altro che da secoli ormai protegge gli abitanti di Castiglione della Pescaia e, a me piace pensare, anche coloro che simpatizzano e amano questa incantevole cittadina. Il Santo che viene festeggiato nel capoluogo e nelle frazioni in date differenti, le cui reliquie, contese a suon di lotta fratricida, sono regalmente conservate nelle varie chiese del territorio comunale.
Tirli mi affascina da sempre….. è piccola, non ci sono edifici di particolare valenza storica, apparentemente solo un piccolo paese, senza lode e senza infamia direbbe qualcuno, ma la sua posizione strategica, la vista mozzafiato sull’Argentario e Giannutri, il bosco che l’abbraccia tutta, ne fanno un posto di rara bellezza, un posto che risveglia una pace che pervade tutta l’anima e la rinfranca, e al tempo stesso muove una struggente nostalgia al cuore……commossa, viva. Per cui è bello stare, ma anche ritornare. Soprattutto ritornare.
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Dal centro del paese, torniamo sui nostri passi, e davanti al cimitero percorriamo una stradina che conduce all’eremo di Sant’Anna. Questa si snoda nel bosco, è agevole, è pregna di profumi del sottobosco che inondano l’olfatto e la memoria, e insieme sprigionano sensazioni e ricordi che rimandano ad un passato lontano, ormai perduto e dimenticato nel groviglio della vita quotidiana. Doveva essere più facile per i nostri nonni, passare da qui, meditare qualche istante sulla vita, e rimettere a posto la propria trebisonda.
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Proprio da qui, da questo punto, spesso si può vedere Tirli da una visuale nuova, così come il golfo di Follonica con Piombino, e soprattutto la natura circostante.
A luglio il 26, per Sant’Anna, i Tirlesi vanno in processione dalla chiesa all’eremo in segno di gratitudine, in memoria di quando un giorno, il fuoco, scoppiato nel bosco, aveva minacciato il paese e gli abitanti stessi. Questi portando in processione la statua della Santa e miracolosamente piovve spegnendo il fuoco.
Lungo il tragitto, ci sono delle panchine in legno, offerte dalle associazioni che gestiscono gli usi Civici di Tirli, le cui origini risalgono al periodo medievale e i loro scopi confluiscono, generalmente, nel diritto collettivo della comunità sul bosco ed il legnatico, in modo tale da poter favorire l’economia locale, come fonte integrativa.
Le panchine, non sono gli unici orpelli che garantiscono la piacevole sosta, molti altri sono di alto design.
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Mi hanno raccontato che le sedie erano state poste lunga la via per agevolare un abitante di Tirli, con grossi problemi di deambulazione, che poteva interrompere la passeggiata, riposare  per ritrovare le forze e completare tutto il percorso sino alla chiesetta e poi di nuovo a casa.
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Il bosco, intanto, strada facendo, si infittisce di castagni….. e a terra giacciono i primi ricci caduti dai rami.  Guerrieri armati di spine …. ormai inermi e decaduti !!!!
Non vedo l’ora di tornare a raccoglier le castagne, so che potrò farlo proprio a Sant’Anna, poiché lì il terreno pubblico e generoso, è avvezzo al passaggio del popolo.
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Ricordo che una domenica di qualche tempo fa, stupenda, avevo ancora i miei figlioli piccoli, andammo per castagne a Sant’Anna. Per strada vedemmo, in un terreno posto prima dell’area pubblica, diverse persone chinate, intente a raccogliere la ghianda di Giove”, così chiamata dai Greci, o “frutto da donare alle donne amate”, per i Romani.
Lo facemmo anche noi.
Il giorno dopo, durante l’attività sportiva dei ragazzi, raccolsi le lamentele di un’amica tirlese, che si rammaricava dell’ammanco delle castagne, le loro… Confessai all’amica, immediatamente, di essere stata una di quelle persone e rimasi così dispiaciuta, che da allora sono molto attenta ai luoghi. Capii in quell’istante, che non era solo per le castagne in sé, ma il bosco è di tutti, in qualche parte è privato, ma di tutti, e che l’identità di un popolo è legata totalmente alla propria terra, e quindi ad ogni cosa che essa produce.
Intanto, completamente avvolta nei rivoli di questi ricordi che affiorano alla mente, arriviamo all’eremo.
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La chiesetta, purtroppo, è inagibile a causa del cedimento del tetto, ma tutto intorno ci sono diversi tavoli e panche in legno, che permettono, a chi vuole, di bivaccare e ristorarsi davanti ad un succulento pic nic in bellavista.
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Solo dopo una gradita pausa, alcuni raggiungono la sorgente della “fecondità”, io con gli altri invece, si torna indietro, gustandoci ancora le essenze del bosco, felci, corbezzoli, ciclamini, crochi gialli… l’odore della terra.
 
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Non sono ancora arrivata a casa, ed il mio pensiero torna ancora a Tirli!!!
Testo di Nadia Poltronieri